Con il governo Fonzie niente “Happy days”. Ma stavolta gli italiani non finiranno in gabbia

22 Feb 2014 18:14 - di Francesco Signoretta

Va bene, non c’è la Kyenge e questo è già un dato importante, perché almeno non siamo costretti a seguire tutti i suoi show e ad ascoltare le sue idee bizzarre. Il popolo del web si sente già orfano, perché la ministra era il suo bersaglio preferito. Va bene, è sparito anche il suo (inutile) ministero, e anche questo è un dato importante, speriamo che a nessuno venga in mente di riproporne le direttive. Va bene, non sentiremo più il marito della Kyenge, l’unico che si era distinto per coraggio, smascherando la sinistra. Un’altra notizie importante è che non c’è neppure Saccomanni, il ministro di cui tutti chiedevano le dimissioni, e con lui ha fatto le valigie anche la Bonino, per troppo tempo balbettante sul caso dei nostri Marò. Ma basta questo per sentirsi soddisfatti? No, perché le incognite del governo Renzi sono troppe come il sospetto che gli originali siano stati sostituiti con le loro copie. Innanzitutto c’è la quasi certezza che l’Italia resterà in stato di sudditanza, con la Germania a dettare le regole. Nessuno, infatti, ha ancora rivelato perché Renzi sia volato dalla Merkel e che cosa abbia davvero detto (ormai tutti ironizzano sul fatto che il nuovo premier si sia messo sull’attenti e abbia pronunciato il fatidico “obbedisco”). Poi non è per niente chiaro che cosa voglia fare sul fronte delle tasse, visto che i suoi predecessori – e soprattutto i suoi amati compagni di partito – sembrano tanti piccoli Dracula, pronti a succhiare il sangue degli italiani. Infine, le riforme. Quali vuole e con chi? Già Forza Italia mette le mani avanti: «Pacta sunt servanda. I patti si rispettano. Questo dice l’etica pubblica, e soprattutto – senza bisogno di scomodare i filosofi – la morale della brava gente. Noi ricordiamo a Renzi l’accordo della “profonda sintonia” del 18 gennaio, stretto in casa sua, a largo Nazareno, con Silvio Berlusconi», si legge su Il Mattinale. «Quel patto non è tra Renzi e Berlusconi soltanto. È di Renzi-Berlusconi con gli italiani». Ma è anche il patto che ha scatenato la rabbia degli altri partiti, finendo per creare un fossato. Visto come si è contraddetto Renzi (diceva che avrebbe fatto il premier solo con il voto popolare…), tutti – ma proprio tutti – non si fidano di lui, né chi ha sottoscritto il patto né chi era contrario. Di conseguenza, i nodi da sciogliere sono tanti, forse troppi. E mentre la gente comune è in attesa, vuol verificare, vuol capire, la grande stampa (quella da sempre vicina al Pd) e le tv di ogni genere e grado hanno già assolto Renzi da tutti i peccati passati, presenti e futuri. Eppure il buon Matteo di colpe ne aveva, perché ha dimostrato di essere ambizioso e di passare sul cadavere di chiunque, pur di raggiungere il suo obiettivo. Attenti, però, iudex damnatur ubi nocens absolvitur,  quando il colpevole viene assolto, condannato è il giudice. E in questo caso il giudice è il popolo italiano. Che stavolta, però, difficilmente stavolta si farà mettere in gabbia.

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