Caro Napolitano, ci faccia «dire una sciocchezza» sul “governo barzel-Letta”

12 Feb 2014 18:59 - di Girolamo Fragalà

Dai personaggi dei telefilm ai mostri del cinema, qualsiasi paragone regge perché lo spettacolo indecoroso del governo barzel-Letta sta scatenando le fantasie di tutti, dai corridoi di Montecitorio all’ironia che corre sul web. Restano solo in pochi a difendere la sceneggiata “democratica”, lo scontro tra chi vuol restare sul trono e chi vuole accaparrarselo, ambedue discendenti dello stesso albero genealogico, il papà-partito. E tra i difensori c’è lui, Giorgio Napolitano, che per l’ennesima volta entra a gamba tesa per “scudisciare” chi accarezza l’idea di affidarsi al legittimo giudizio del popolo sovrano: «Elezioni? Non diciamo sciocchezze». Fatto sta che la soglia del ridicolo è stata oltrepassata da tempo, c’è un nuovo calo di credibilità di una certa politica fatta di accordi sottobanco e di staffette, la mazzata data dalle rivelazioni del golpe bianco contro Berlusconi è un altro tassello al mosaico, la ridicola sfida parenti-serpenti tra Letta e Renzi è l’ultimo inaccettabile show. Ma la proposta di andare alle urne, dice Napolitano, è una «sciocchezza». È talmente una sciocchezza che siamo in presenza di un continuo passaggio di premier che non sono stati scelti dagli elettori, da Monti, calato chissà da dove, a Letta, messo lì dopo il fallimento delle trattative di Bersani, e Renzi sarebbe il terzo, visto che è stato votato solo a sindaco di Firenze e non certo alla presidenza del Consiglio. La gente si rassegni a ingoiare anche questo, perché le elezioni – ripetiamo – sono una «sciocchezza». E allora qualcuno si becchi anche l’ironia, senza però sentirsi indignato. «Servirebbe dottor House per capire cosa succedendo dentro il Pd», dice Beatrice Lorenzin. «Ho visto Monti ricevere la benedizione di Carlo De Benedetti a Saint Moritz», si legge sul blog di Beppe Grillo. «La sinistra – commenta Maurizio Gasparri – se ne frega degli elettori e mette in piedi governi Frankenstein in laboratorio. Sono i “Mel Brooks” della politica italiana, creano mostri in continuazione. E poi dicono che non ha ragione Alan Friedman». Il motivetto «Enrico, fatti più in là» viene ricordato da Ignazio La Russa e sembra davvero che Renzi abbia intonato la canzone delle Sorelle Bandiera. Poi c’è anche la raffigurazione di cannibalismo familiare: «Il Pd di volta in volta mangia i suoi figli – afferma Renato Brunetta – ha mangiato Veltroni, ha mangiato Bersani, ha mangiato Epifani, sta mangiando Letta». A leggere bene, hanno tutti ragione, difficile controbattere, persino per i più fedeli governativi.  E allora consentiteci di dire una «sciocchezza»: non sarebbe meglio andare alle urne?

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