A sinistra litigano anche Cgil e Fiom. Scontro Landini-Camusso sulla rappresentanza

6 Feb 2014 14:32 - di Redazione

«Mi sembra che andranno avanti, non si fermeranno. Ma sono in gioco diritti fondamentali e non ci fermeremo nemmeno noi. Al momento non c’è nessuna mediazione». Parole dure quelle del leader della Fiom Maurizio Landini che non nasconde la guerra di nervi con Susanna Camusso sul terreno minato della rappresentanza sindacale.Intervistato da il Fatto Quotidiano marca le profonde distanze che separano le tute blu dal numero uno della Cgil sul testo della rappresentanza. «L’accordo (tra sindacati e Confindustria firmato il 10 gennaio, ndr) deve essere sottoposto al voto dei lavoratori. E visto che Cisl e Uil non erano disponibili alla consultazione, ho chiesto di far votare gli iscritti alla Cgil, come stabilisce lo Statuto della Cgil. Senza questo voto non mi sento vincolato a rispettare quell’accordo», dice Landini che definisce quell’intesa un patto contro la contrattazione. A surriscaldare gli animi la notizia, diffusa dal Fatto, che la Cgil sarebbe pronta a denunciare la Fiom agli organi di garanzia del sindacato sull’accordo sulla rappresentanza. Neanche l’incontro di ieri fra i due è riuscito a trovare la quadra perché se Landini ruggisce la Camusso morde. «Non Landini, la Cgil chiede, credo da 25 anni, che ci sia una legge sulla rappresentanza», ha tagliato corto la Camusso. «Questo è un accordo che introduce per la prima volta le sanzioni a carico dei delegati e delle organizzazioni sindacali; che limita i diritti e introduce forme di arbitrato interconfederale, che si sostituisce al ruolo delle categorie», dichiara il leader della Fiom che però esclude scissioni alle porte. Certo è che una frattura così forte e così pubblica è un precedente storico. Dalle colonne di Repubblica il capo della Fiom se la prende senza fare sconto con la lettera della Camusso al collegio statutario definendola «una grave regressione democratica». Insomma la combattiva Susanna non farebbe bene il suo lavoro, «il compito di un segretario generale è quello di far applicare i principi dello statuto. In più di cento anni di vita, nella Cgil hanno sempre vissuto in maniera dialettica posizioni diverse. Il dissenso non si è mai risolto a colpi di ricorsi». Insomma si deve votare, lo prevede lo statuto, altrimenti cambia la natura della Cgil. «Possibile che con quello che sta accadendo nel nostro sistema industriale il segretario della Cgil non trovi di meglio che chiedere sanzioni per il segretario della Fiom?». A difendere l’accordo, neanche a dirlo, Giorgio Squinzi, «secondo me Landini si sbaglia perché il patto che abbiamo firmato produce grande democrazia nelle nostre aziende in termini di rappresentanza sindacale».

 

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