Renzi si è incartato sulla legge elettorale. Ora l’obiettivo è un “ritocchino” minimo per andare a votare

16 Gen 2014 10:31 - di Gennaro Malgieri

La legge elettorale è nel pantano. Come si prevedeva. A nulla vale l’iperattivismo del segretario del Pd. La girandola di incontri a cui ha dato vita finora non ha portato a un bel niente. O meglio un risultato l’ha ottenuto: ha scontentato  tutti ed acceso diffidenze nel suo stesso partito per via del progettato incontro con Berlusconi. Letta non ci sta a far scavalcare la maggioranza, ma Renzi non vuol sentire ragioni per cui ha fatto capire con molta chiarezza che intende coinvolgere tutti. Se poi qualcuno vuole tirarsi indietro, faccia pure. A cominciare da Angelino Alfano al quale non sta bene la maggioranza che si delinea sul cosiddetto “modello spagnolo” che spazzerebbe via il suo partito, non meno di altre formazioni minori. Ma non è proprio quello che vogliono tanto il Pd che Forza Italia?

Ecco l’impantanamento dal quale non si sa come e quando si uscirà. Renzi, ma anche Berlusconi, hanno in mano comunque un’arma formidabile. La maggioranza si sfascia? Bene, anzi male, tuttavia non si può accontentare tutti, prendere o lasciare, visti i numeri in Parlamento: basta fare qualche aggiustamento  di poco conto e si va a votare secondo i criteri delineati dalla Corte costituzionale. Dunque, soglia al premio di maggioranza e preferenze.

Non sappiamo quanto la prospettiva lusinghi Alfano, Vendola, Maroni, Monti, Meloni e via elencando… Di certo risolverebbe parecchi problemi a Renzi, Berlusconi e perfino a Grillo consolidando il tripolarismo che tutti dicono di non volere (tranne i Pentastellati), ma al quale sono pronti ad accendere un cero. Potrebbe anche non andare a finire in questo modo, ma l’impressione che le forze politiche si stiano incartando è sotto gli occhi di tutti. A conferma che una legge elettorale non si fa in un clima politicamente deteriorato e con una crisi di governo che spunta a tutti gli angoli come ritorsione o semplice ricatto. Un percorso riformista implica ben altro spirito per intraprenderlo. In estrema sintesi: prima si rifà la Costituzione ed infine la legge elettorale. In Italia si procede sempre all’incontrario: si pensa di costruire il tetto di una casa per poi montarlo sulla strutture portanti. Non funziona così ed è per questo che ci troviamo nella deprecabile situazione che tutti lamentano, ma dalla quale nessuno sembra in grado di uscire.

A margine della disputa sulla legge elettorale, si profila un altro problemino per Renzi che fin dal primo momento l’ha fatta facile apparecchiando la tavola con le tre portate credendo di aver fornito un ulteriore esempio della sua genialità. I “governativi” del Pd stanno con Letta; gli antigovernativi non stanno con Renzi per via della sua ostinazione a voler coinvolgere direttamente Berlusconi. Come ne uscirà? Al solito modo. Malconcio. Rendendosi conto, forse, che fare politica a Roma è molto più complicato che farla sui giornali lanciando quotidianamente proclami. La legge elettorale può attendere ed il 27 gennaio il Parlamento si dedicherà ad altro con ogni probabilità, tranne prendere atto che i tempi non sono maturi. Come sempre.

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