Renzi difende l’intesa sulla legge elettorale. Ma cresce lo scontro sulle preferenze

25 Gen 2014 21:27 - di Redazione

«Legge chiara, che eviti larghe intese e dia una vittoria certa, no ai diktat dei partitini e impegni confermati». Così su twitter Matteo Renzi, in replica a un suo follower che lo punzecchiava dicendo che gli andrebbe bene anche il sistema saudita pur di dire di aver incassato la riforma del sistema di voto. Il segretario del Pd ha spiegato che nell’intesa sottoscritta con Berlusconi c’è anche l’abolizione del Senato, delle Province e la riforma delle Regioni. Oltre allo stop «a rimborsi e rimborsopoli». «Non mi pare male…», ha aggiunto. Quindi una risposta a chi gli chiedeva di prendere un impegno concreto per evitare la possibilità di candidature multiple. «Per adesso non ci sono» ma «non mi ci immolo (come ballottaggio, premio, sbarramenti). Il Pd, comunque, non farà mai candidature multiple». Una posizione chiara che, tra l’altro, rischia di aprire un fronte con il Nuovo Centrodestra. I primi a sostenere le preferenze sono stati gli esponenti di Fratelli d’Italia. Ora il Ncd alza la polemica. A Palermo per partecipare  al Comitato del regionale del partito, Renato Schifani prende atto di queste precisazioni e annuncia «una battaglia senza “se” e senza “ma” sull’introduzione delle preferenze» e contro quello che definisce «il Parlamento dei nominati». Cose che, a suo avviso, come confermano i sondaggi, gli italiani vogliono. «Perciò – ha aggiunto – faremo di tutto perché questa norma venga approvata nella massima trasparenza sino ad accarezzare l’ipotesi che, pur votando l’impianto definitivo, si possa ricorrere da parte del Nuovo Centrodestra a un referendum abrogativo a cui sicuramente gli italiani voteranno si». Argomentazioni che Maurizio Gasparri non condivide. Intervenendo a Tgcom24 il parlamentare di Forza Italia ha affermato che «esistono partiti-progetto e partiti-pretesto. E questi ultimi sono fondati nella speranza che tre, quattro persone possano conservare il posto per loro. Noi – ha fatto rilevare – dobbiamo ritornare a una dinamica bipolare. Le preferenze sono state descritte nel passato come un’anticamera del crimine. Il sistema che si delinea con delle liste corte si avvicina al sistema dei collegi dove l’elettore saprà chi sono i candidati e potrà fare una valutazione». E per quanto riguarda la soglia di sbarramento? «Noi – ha concluso Gasparri – riteniamo che sia giusto collegare un premio al raggiungimento di un certo livello di consensi: può darsi che si possa ritoccare un po’ questa soglia, ma senza stravolgimenti».

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