Nuova stangata sulla casa: sparisce la seconda rata Imu ma resta la “mini” e aumenta l’aliquota Tasi

8 Gen 2014 18:42 - di Redazione

Bocciato in commissione, ma approvato mezz’ora dopo dall’aula del Senato. Uno “stop and go” per il decreto Salva-Roma, che passa a Palazzo Madama dopo un percorso a ostacoli. Ma la vicenda, a dir poco travagliata del provvedimento, dimostra tutte le fibrillazioni interne al governo Letta. La commissione Affari Costituzionali del Senato aveva infatti respinto con un pareggio – con 9 voti a favore e 9 contrari – il parere favorevole sui presupposti di costituzionalità del provvedimento, ma è all’Aula di Palazzo Madama che spetta comunque l’ultima parola. Come ampiamente previsto – anche se non in modo così istantaneo- era molto probabile un disco verde da parte del Senato, visto che la parità dei voti si è raggiunta solo per l’assenza di alcuni senatori del Pd e di Scelta Civica che si erano allontanati al momento della votazione. L’ok dell’Aula fa infuriare la Lega: «Quello che è accaduto in commissione Affari costituzionali è una beffa che si aggiunge a un enorme danno. I presupposti di costituzionalità sono manifestamente assenti. Si tratta di un nuovo decreto per salvare Roma dalla bancarotta, è un decreto legge eterogeneo, mancano i presupposti di straordinarietà e di emergenza». Il Pd parla di «incidente meramente tecnico», ma Osvaldo Napoli, FI, rimarca come «la disputa sul decreto salva-Roma sia qualcosa di surreale. A distanza di giorni non ho ancora sentito levarsi un giudizio critico sull’enormità del decreto in quanto tale, cioè sull’erogazione di 500 milioni di euro a un Comune che avrebbe dovuto avviare da tempo una spending review radicale», commenta. Il contenuto del decreto, aggiunge la vicecapogruppo al Senato Anna Maria Bernini, «è la rappresentazione plastica della motivazione per la quale Fi è uscita dalla maggioranza.

Intanto, sul fronte della tassazione immobiliare, abolita la seconda rata Imu e confermata la “mini”, il governo ha annunciato che presenterà un emendamento per concedere ai Comuni la possibilità di incrementare le aliquote oltre ai massimi attuali per concedere detrazioni alle famiglie e ai ceti più deboli. Tale incremento sarà tra lo 0,1 e lo 0,8 per mille complessivo e i Comuni saranno liberi di decidere come ripartirlo. “In materia di Tasi-Imu – si legge nella nota diffusa di Palazzo Chigi – il governo ha deciso di presentare un emendamento al decreto Enti Locali così definito: ai Comuni sarà concessa per il 2014, esclusivamente allo scopo di deliberare a favore delle famiglie e dei ceti più deboli ulteriori detrazioni rispetto a quelle già previste dalla legge di stabilità, la possibilità di decidere un incremento delle aliquote al di sopra dei massimi attualmente consentiti. Tale incremento, che non comporterà alcun aumento della pressione fiscale, sarà compreso tra lo 0,1 e lo 0,8 per mille complessivo e i Comuni saranno liberi di decidere come ripartirlo tra le diverse basi imponibili”.

Di parere opposto è Daniele Capezzone, di Forza Italia «L’aumento delle aliquote è certo, il resto (eventuali detrazioni future) non cambia la sostanza: torna la tassa anche sulla prima casa, e cresce il complesso dell’imposizione sugli immobili. Si realizza così un attacco inaccettabile a un settore già duramente colpito, e un imbroglio ai danni dell’ottanta per cento degli italiani, proprietari di una casa. Ed è evidente che a questo punto si intende puntare all’aliquota massima, contrariamente a tutte le promesse governative di questi mesi».

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