Il grazie di Renzi al Cav manda in soffitta la “superiorità morale” della sinistra? Pace: una novità, siamo oltre D’Alema e Veltroni

21 Gen 2014 12:04 - di Redattore 89

Non è il merito della legge elettorale, non è nemmeno tanto l’aver instaurato un dialogo. È quel dirsi «grato» a Silvio Berlusconi per aver accettato di incontrarlo, e di incontrarlo nella sede del Pd, che fa dell’iniziativa di Matteo Renzi un gesto di vera discontinuità. A sostenerlo è Pierluigi Battista nel suo commento di oggi sul Corriere della Sera, intitolato in prima pagina «Lo strappo della gratitudine» e a pagina due, dove prosegue, «Così ha svuotato la superiorità morale». Proprio questo, per il giornalista, è il grande elemento di novità introdotto dal segretario del Pd, a seguito di quell’incontro a suo modo “storico”. Alla minoranza del partito che ha detto di provare «vergogna» per quella visita, Renzi «non dice: per realismo politico sono costretto a parlare con il Nemico, ma guardate che ne provo disgusto come voi». «No, infrange – scrive Battista – l’ultima remora psicologica a riconoscere il Nemico come avversario da combattere, ma da rispettare. E non manifesta ribrezzo nei confronti del popolo che in questi anni ha scelto Berlusconi: svuota il vizio della “superiorità morale” che ha fatto dire a sinistra di essere eticamente e antropologicamente migliore della “altra” Italia che ha votato Berlusconi». Ma quella risposta, indirizzata prima di tutto ai dirigenti del Pd, ben si adatta anche a parte del suo elettorato e a quei manifestanti che sono andati a lanciare uova sotto al Nazareno. Questo «popolo della sinistra», però, potrebbe rappresentare il maggiore ostacolo a un vero cambio di passo. A pensarla così è Lanfranco Pace, che più che di «superiorità morale» preferisce parlare di «una sorta di differenza antropologica»: «Io ho visto le facce del popolo viola fuori dalla sede del Pd. Non so come dire, sono di un altro pianeta». Renzi, invece, per il giornalista, è «alieno dall’uso della superiorità morale come categoria» ed è stato «coraggioso», anche se «tra i leader della sinistra non è il primo a comportarsi così». «D’Alema non ha mai fatto ricorso a queste categorie  e nemmeno Veltroni», ricorda Pace, pur riconoscendo che mai nessuno si era spinto al punto di contestare apertamente il “dogma”. Questa è indubbiamente «una novità». Difficile, però, dire se questo gesto riuscirà a scardinare quella convinzione anche nel resto del partito e nella base. «Se Renzi dovesse avere dei successi, se riesce a mettere a segno dei goal – spiega Pace – può riuscirsi, ma se fallisce o si incarta un’altra volta la “superiorità morale” torna. Ma qua la politica è così in difficoltà da un lato e così complicata dall’altro che è difficile dire come andrà».

 

 

 

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