Dalla Cig al licenziamento, oltre 200 mila lavoratori rischiano: nuovo allarme da un dossier della Cisl

15 Gen 2014 12:46 - di Guglielmo Federici

Iniziare il  2014 con lo spettro del licenziamento dietro l’angolo. È il rischio che corrono oltre 200 mila lavoratori. Sono oltre 159 i tavoli di crisi aperti al Mise – l’unità di crisi presso il Ministero dello Sviluppo Economico – molti dei quali per aziende storiche e settori strategici,a dimostrazione di come in questi lunghi anni Italia sia mancata «una efficace politica industriale». Un’ assenza «di cui si fa fatica a credere». Sono le parole dell’Osservatorio Industria della Cisl che lancia l’allarme su una carenza strutturale che continua a costare cara a tante famiglie. Per molti lavoratori italiani infatti il rischio di passare dalla cassa integrazione alla disoccupazione è tangibile. In bilico attualmente c’è un mini- esercito di oltre 200 mila lavoratori in cigs o in cassa in deroga, secondo le proiezioni dell’Osservatorio della Cisl, che rielabora i dati Inps del 2013.  «I lavoratori a rischio di perdita del lavoro sono 208.283, un numero in calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno ma ancora pericolosamente alto». In concreto, il numero è più elevato, «considerando che una parte dei lavoratori in cig ha un contratto part-time e che la cassa integrazione non sempre è a zero ore», si legge ancora nel Dossier del sindacato. Un passaggio «preoccupante», quello dalla cig alla disoccupazione, attestato anche dal fatto che «complessivamente nei primi 11 mesi del 2013 si registra un aumento del 32,5% delle domande di disoccupazione, Aspi, mobilità presentate nello stesso periodo del 2012». La cassa integrazione nel 2013 inoltre «ha nuovamente superato il miliardo di ore autorizzate, viaggiando a ritmi di circa 90 milioni di ore mensili, senza alcun accenno ad un’inversione di tendenza». Premesse inquietanti.

«Oggi l’industria è stretta fra processi di ristrutturazione, a cavallo fra il ridimensionamento e il miglioramento dei prodotti, fra la caduta della domanda interna e la ricerca di nuovi mercati esteri. L’elenco delle aziende in difficoltà manifesta, fra cui molte aziende storiche e settori strategici come la siderurgia, è tutt’altro che concluso», si legge nel Report. All’inizio del 2014, l’unità di crisi presso il Ministero dello Sviluppo Economico ha in carico un totale di 159 tavoli di confronto aperti per aziende in crisi, che coinvolgono circa 120.000 lavoratori. Il numero di esuberi ammonta in media al 15% dei lavoratori delle imprese, 18 delle quali (per 2.300 dipendenti) hanno dichiarato la cessazione di attività. Tra i tavoli di crisi ci sono aziende di grande rilievo e marchi storici  in tutti i settori produttivi: dall’elettronica di Alcatel a Italtel, alle ceramiche di Ideal Standard; dal tessile di ITi Erre alle energie rinnovabili di Marcegaglia (stabilimento di Taranto). Nel 2013 sono stati sottoscritti 62 accordi che hanno consentito di evitare oltre 12.000 riduzioni di organico, spiega ancora la Cisl che ricorda i tavoli aperti e tutt’ora in corso sulle pesanti ristrutturazioni in atto in Finmeccanica e in Fincantieri.

 

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