Azione terroristica l’attacco dell’ultrasinistra al cantiere della Tav in Val di Susa

17 Gen 2014 17:53 - di Valerio Pugi

L’attacco al cantiere della Tav (Treno Alta Velocità) in Valle di Susa dello scorso maggio è stata un’azione terroristica perché «idonea ad arrecare grave danno» all’immagine dell’Italia. Lo scrivono i giudici del Tribunale del Riesame di Torino, accogliendo la tesi della Procura, nel confermare la custodia in carcere per quattro No Tav riconducibili all’ultrasinistra. L’attacco al cantiere era stato portato da un gruppo di trenta estremisti di sinistra, nella notte fra il 13 e il 14 maggio, con lancio di bengala, razzi e molotov; alcuni avevano anche chiuso i cancelli per evitare le sortite delle forze dell’ordine. Si è trattato – scrivono i giudici – di «un’azione connotata da organizzazione strategica assimilabile a quella militare». L’obiettivo dei No Tav è impedire o ritardare la realizzazione dell’opera: cosa che provoca «un danno all’immagine del Paese a livello internazionale».
I quattro estremisti erano stati arrestati il 9 dicembre con l’accusa di attentato con finalità terroristiche per l’assalto al cantiere di Chiomonte del 14 maggio 2013. «Va poi evidenziata – proseguono i giudici – la natura dell’azione medesima, connotata da organizzazione strategica assimilabile a quella militare, dall’utilizzo di plurime armi da guerra e congegni esplosivi e quindi di portata tale da porre in grave pericolo la vita o l’incolumità dei lavoratori».
Il Tribunale del Riesame di Torino ne ha confermato l’arresto congiuntamente all’ipotesi di reato formulata dai pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino. I quattro estremisti di sinistra sono Claudio Alberto, 23 anni, di Ivrea, Mattia Zanotti, 29 anni, di Milano, Chiara Zenobi, 41 anni, di Torino, e Niccolo Blasi, 24 anni, di Torino. Sono accusati di aver preso parte all’assalto durante il quale, dopo un’azione diversiva, i No Tav lanciarono pietre, petardi e bombe molotov contro le forze dell’ordine e un generatore elettrico rimase incendiato. I quattro avevano come base operativa due centri sociali occupati dall’ultrasinistra a Torino, che erano stati perquisiti dalla polizia.

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