“Avvenire” bacchetta il Pd: «La priorità dell’Italia è il lavoro, non il matrimonio tra gay»

4 Gen 2014 11:42 - di Redazione

Per l’azione legislativa e di governo nei prossimi mesi, oltre alle riforme istituzionali e il sostegno al reddito con l’esigenza di dare “nuovi impulsi per irrobustire la ripresa”, “lavoro e famiglia sono il binomio dal quale, senza ombra di dubbio, non si può prescindere”. Lo sottolinea, in un editoriale di prima pagina, il quotidiano cattolico Avvenire, osservando che “in questa prospettiva, davvero non si riesce a comprendere la volontà di equiparare (per qualcuno addirittura di anteporre) a tali questioni quella del riconoscimento delle unioni di fatto, a cominciare da quelle tra persone dello stesso sesso”. «La mancanza di un’occupazione dignitosa rimane il principale fattore di incertezza per quasi un giovane su due, quello che rende impossibile immaginare la costruzione di un futuro individuale e che finisce per condizionare l’umore complessivo del Paese», rimarca il giornale dei vescovi. Al tempo stesso, “nessuno più ormai nega che senza la tenuta delle famiglie italiane, senza la rete di solidarietà interna fondata sui legami tra le generazioni, il peso inflitto dalla crisi apertasi nel 2008 sarebbe stato intollerabile e la sofferenza sociale avrebbe toccato ben altri livelli rispetto a quelli, pur acuti, fin qui sperimentati”. Secondo Avvenire, “occorre pertanto che sia prima di tutto e più di tutti la famiglia la destinataria dei prossimi interventi da compiere. E in particolare che si mettano in campo nuovi e più equi criteri di imposizione e maggiori agevolazioni per i nuclei con figli”. Nel “quadro emergenziale che tuttora ci troviamo a fronteggiare”, aggiunge il quotidiano della Cei, mettere il riconoscimento delle unioni di fatto sullo stesso piano delle “urgenze” di lavoro e famiglia “somiglia, nelle migliore delle ipotesi, a una stravagante divagazione”. «Peggio sarebbe, poi – conclude Avvenire -, se si finisse per condizionare il raggiungimento di un accordo complessivo tra le forze politiche a una sorta di diktat sulle coppie gay».

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