Ucciso in Libano l’ex ministro Shatah, ostile al regime siriano

27 Dic 2013 11:08 - di Redazione

È di cinque morti e 70 feriti il bilancio definitivo dell’attentato nel centro di Beirut contro il convoglio dell’ex ministro libanese Muhammad Shatah. Le vittime sono Shatah, la sua guardia del corpo e tre civili che passavano nella zona al momento dell’esplosione. Shatah è morto mentre si trovava a bordo della sua auto, diretto a una riunione della coalizione dell’opposizione parlamentare in un palazzo poco lontano dal luogo dell’esplosione. Tra i feriti numerose badanti cingalesi, etiopi ed eritree, in servizio nelle facoltose famiglie del quartiere colpito dall’attentato. L’attentato contro l’ex ministro libanese, braccio destro dell’ex premier Saad Hariri, avviene a tre settimane dall’inizio all’Aja del processo internazionale per l’uccisione del padre di Hariri, Rafik Hariri, anch’egli ex premier e morto in un attentato il 14 febbraio del 2005. Il processo Hariri comincerà in Olanda il 16 gennaio prossimo e alla sbarra ci sono, in contumacia, cinque membri del movimento sciita filo-iraniano Hezbollah. Come si è detto, Shatah era il braccio destro dell’ex premier Saad Hariri e leader dell’opposizione parlamentare vicina all’Arabia Saudita e ostile agli Hezbollah e all’intero asse filo-iraniano in Libano e nella regione. Shatah aveva ricoperto la carica di ambasciatore libanese negli Stati Uniti e consigliere dell’ex premier Fouad Siniora. Ultimamente l’ex ministro era stato incaricato di gestire a Beirut le relazioni politiche e con i media per conto di Hariri, da tempo residente all’estero per timore di esser ucciso nel suo Paese. Pochi minuti prima di essere assassinato, Shatah aveva scritto sul suo profilo Twitter un commento molto duro nei confronti del regime siriano e degli Hezbollah, alleati dell’Iran.

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