Si temono infiltrazioni, i Forconi si spaccano in due blocchi. Condannato e liberato Di Stefano (Casapound)

16 Dic 2013 11:07 - di Desiree Ragazzi

Incomprensioni, distinguo e  tensioni iniziano a scuotere il movimento dei Forconi che si prepara a un’altra settimana di mobilitazioni. Il movimento, di fatto, si è spaccato in due: i siciliani di Mariano Ferro e i veneti di Lucio Chiavegato non parteciperanno alla manifestazione a Roma di mercoledì, per timore di violenze. «Tura una brutta aria. Noi volevamo portare in piazza le famiglie, ma non c’è il clima giusto. Non vogliamo essere coinvolti da chi cerca lo scontro con la polizia», ha spiegato Mariano Ferro. Sulla stessa linea il leader veneto: «La manifestazione la faremo ma non adesso, non siamo organizzati e temiamo di non gestire la sicurezza. Abbiamo già visto che c’è chi ha tentato di infiltrarsi nel movimento per motivi che non sono nel nostro spirito». In piazza andranno solo i laziali di Danilo Calvani. Gli altri manifesteranno forse prima di sabato, ma intanto restano aperti alla trattativa: «Voglio sedermi col governo – ha detto Ferro – poi si decide». Il timore è proprio quello di possibili infiltrazioni che facciano degenerare la manifestazione. Intanto il 18 a Roma ci saranno i manifestanti vicini al leader laziale dei Forconi, il contadino di 51 anni che qualche giorno fa finì sulle cronache nazionali per essersi fatto immortalare a Genova a bordo di una lussuosa Jaguar. «Era di un amico camionista che mi ha dato un passaggio», replicò all’ondata di polemiche scatenatasi sul web. Mercoledì quindi emergeranno i numeri sulle presenze saranno rivelatori dei rapporti di forza all’interno di questo variegato movimento. L’idea era quella di montare un presidio con delle tende a piazza del Popolo. Ma il sindaco Ignazio Marino si è detto contrario ad accampamenti. In primo piano ci sono anche le esigenze di sicurezza pubblica: il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha lanciato un appello a restare “dentro le regole”. Con «chi va a tirare la vernice contro i poliziotti, minaccia i commercianti, impedisce alle merci di circolare, ai cittadini di muoversi saremo durissimi».  L’altra manifestazione, quella dei due leader, ancora è tutta da definire. Non è escluso che questa volta i Forconi possano ritrovarsi a piazza San Giovanni, dove già lo scorso ottobre fu concesso ai movimenti della casa di accamparsi prima del corteo del giorno dopo in centro. Restano comunque presidiati a Roma i palazzi del potere. E stamattina decine di militanti di Casapound si sono dati appuntamento davanti al tribunale di Roma, a piazzale Clodio, per chiedere la scarcerazione di Simone Di Stefano, il vicepresidente del movimento arrestato due giorni fa per aver tentato di sostituire la bandiera europea con il tricolore in una delle sedi dell’Unione Europea a Roma. Ma il procedimento di direttissima si è concluso per l’esponente di Casapound con una condanna a tre mesi di reclusione e al pagamento di una multa di cento euro. Il giudice monocratico del tribunale di Roma, davanti al quale si è svolto il processo ha infatti convalidato l’arresto disponendo la scarcerazione del giovane e stabilendo l’obbligo di firma bisettimanale. A livello nazionale, la protesta continua a creare disagi un po’ dovunque. Anche se chiude il presidio di Aosta del movimento. I promotori del coordinamento 9 dicembre hanno deciso di sospendere il volantinaggio in via Roma, sulla strada di accesso alla città, riservandosi di individuare nei prossimi giorni un diversa collocazione dell’attività di protesta.

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