Si stringe il cerchio attorno al superlatitante Messina Denaro: in manette sorella e nipoti

13 Dic 2013 10:17 - di Redazione

Sono complessivamente 30 gli arresti effettuati nella provincia di Trapani nell’ambito di un’operazione interforze nei confronti del clan del numero uno di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro. In carcere, tra gli altri, sono finiti la sorella del boss, Patrizia e i nipoti Francesco “Ciccio” Guttadauro e Mario Matteo. Secondo gli inquirenti gli arrestati «controllavano un articolato circuito imprenditoriale, che assicurava di fatto il controllo quasi monopolistico nel settore dell’edilizia e relativo indotto», oltre ad un vasto giro di estorsioni. In particolare la sorella Patrizia, e il nipote Francesco Guttadauro. Lo ha precisato la Polizia in un comunicato. Tra i familiari arrestati, anche i cugini del boss Giovanni Filardo, Cimarosa Lorenzo e Mario Messina Denaro. «Le indagini – si precisa nella nota della Polizia – hanno confermato il ruolo dirigenziale tuttora rivestito dal latitante Matteo Messina Denaro all’interno del mandamento e nella provincia mafiosa, accertandone la funzione di direzione tra le varie articolazioni dell’organizzazione e di collegamento con le altre strutture provinciali di Cosa Nostra». Gli affari, però, venivano gestiti in gran parte direttamente dai parenti e, in particolare, «con riferimento all’attività di sostegno economico al circuito familiare del latitante, è emersa la contiguità e il ruolo di responsabilità decisionale raggiunto in seno al sodalizio mafioso da Patrizia Messina Denaro e da Francesco Guttadauro, rispettivamente sorella e nipote del ricercato». Affari che consistevano soprattutto in «un articolato circuito imprenditoriale, che assicurava di fatto il controllo quasi monopolistico nel settore dell’edilizia e relativo indotto, mediante la gestione e la realizzazione di importanti commesse, tra cui opere di completamento di aree industriali, parchi eolici, strade pubbliche e ristoranti».  A fianco di queste attività «è stata inoltre accertata la diffusa pressione estorsiva esercitata sul territorio anche ai danni di imprese concorrenti e perfino di privati cittadini che avevano ereditato una rilevante somma di denaro». In queste ore si è pure provvduto al sequestro preventivo di complessi aziendali riconducibili al latitante intestati a prestanome, costituiti da società operanti nel settore dell’edilizia, per un valore complessivo di circa cinque milioni di euro.

Matteo Messina Denaro, che è considerato il numero uno di Cosa Nostra, è latitante esattamente da vent’anni: dal 1993 è, infatti, ricercato per associazione di tipo mafioso, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materie esplodenti furto e altri reati minori.

 

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