Riuscirà Renzi a “normalizzare” il Pd? Impresa improba se manca una chiara linea politica

10 Dic 2013 10:51 - di Gennaro Malgieri

Renzi prova a “normalizzare” il Nazareno. La sua squadra, che ha fatto trasecolare la vecchia nomenklatura, è già in attività. Fa discutere per la giovane età di chi la compone e per l’inesperienza ovvia di molti dei nuovi collaboratori del neo-segretario. Ma, si dovrà pur dire, non dovranno mica fare i ministri i nuovi membri della segreteria “in rosa”. Del resto, non sarà nessuno di loro a dettare la linea politica. Renzi è un accentratore, per chi non lo avesse capito, e come tale si comporterà dosando il bastone e la carota, ma mai senza rompere se non con la vecchia guardia che pur non essendo in disarmo, attende i possibili errori del leader per piombargli addosso con la delicatezza dell’ avvoltoio.

Finora tutto è stato piuttosto ovattato: il passaggio delle consegne, la composizione della segreteria, il colloquio con Epifani, l’incontro con Letta ed il ritorno a Firenze: Renzi si è concesso poco nelle ultime ore, a parte la rituale conferenza stampa, ed i suoi avversari si sono rifugiati in luoghi poco visibili per provare a ragionare sul “dopo”.

Ma davvero qualcuno crede, come si legge su tanti giornali, che le ferite non facciano male? Dinosauri o meno, tutti quelli che non  credono che con il sindaco di Firenze abbia vinto la sinistra hanno già cominciato a prepararsi a dure contestazioni che certo non si manifesteranno nelle prossime ore. Le parole di Bersani in proposito non lasciano adito a dubbi. In un’intervista a “Repubblica” ha detto: “Non si può usare la clava questa è una ruota non c’è dubbio. Va benissimo il rinnovamento ma serve anche l’esperienza. Renzi deve ricordare che se tutti sono qua è perché qualcuno ci ha preceduto e ha reso possibile tutto questo portando la fiaccola”. E sulla composizione della segreteria? Dice: “E’ composta per metà da uomini di Renzi e per l’altra metà di Franceschini”.

Ma il neo-segretario non doveva abolire le correnti come primo atto del suo mandato? Il Pd è irredimibile. E si capisce. E’ un branco che ogni tanto ritiene di trovare un pastore, ma al fondo non ha operato – sono passati otto anni quasi – quell’amalgama indispensabile per potersi dire partito politico. Convivono sotto la sua sigla molte cose, tante esperienze che non sono riuscite a fondersi come era auspicabile. Renzi, per quanto ampiamente suffragato, potrà dissuadere, persuadere, convincere, comporre, ma non legare ciò che è inevitabilmente sciolto. Lo stesso meccanismo delle primarie – che non sono un congresso – non consente di confrontare tesi diverse e, dunque, i progetti, le idee, le prospettive è materiale che rimane in superficie, roba per rumoreggiare in televisione e sui giornali, ma la linea politica andrebbe ricercata altrove e con altri mezzi.

Che il “nuovismo” rappresentato da Renzi sia stato la “molla” che ha fatto scattare la base del Pd contro i vecchi mandarini, non c’è dubbio. Ma adesso ci si attende molto da lui. E non è detto che il tempo lavori a suo favore. Se la legislatura arriva al 2015 non è scontato che sia Renzi ad occupare Palazzo Chigi anche se tutto al momento lo fa ritenere posto che gli avversari non se la passano proprio bene. A meno di non credere ai sondaggi…

 

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