Putin sfida Obama sui diritti gay e attacca gli «psudo-valori occidentali»

19 Dic 2013 19:55 - di Redazione

Viaggia sul terreno della comunicazione la nuova “guerra fredda” in atto tra Usa e Russia: Vladimir Putin ha utilizzato la maxi conferenza stampa di fine anno, quattro ore di diretta tv, davanti a più di mille giornalisti, per rispondere a Barack Obama sul tema dei diritti gay e su quelli che ha definito «pseudo-valori occidentali». Pur senza nominare gli attivisti delle minoranze sessuali, ha attaccato «l’aggressività di certi gruppi sociali», rispondendo così indirettamente a Obama, che ieri lo aveva sfidato sul fronte dei diritti gay includendo nella delegazione Usa ai Giochi invernali di Sochi due lesbiche dichiarate: Billie Jean King, campionessa di tennis da trent’anni icona del movimento omosessuale, e Caitlin Cahow, ex medaglia d’oro di hockey sul ghiaccio. «Per me – ha detto Putin – è importante non criticare i valori occidentali, ma difendere il nostro popolo contro certi pseudo-valori che i nostri cittadini fanno fatica spesso ad accettare». «Bisogna difendersi dal comportamento di certi gruppi sociali che impongono in modo aggressivo il loro punto di vista ad altre persone e altri Paesi», ha aggiunto, con una evidente allusione ai difensori dei diritti dei gay, ai quali ha tolto qualsiasi margine di manovra pubblica con la controversa legge che vieta la propaganda omosessuale. Del resto, la scorsa settimana aveva denunciato «la cosiddetta tolleranza, sterile, che non fa differenza tra i sessi» e il relativismo morale che induce la società «a mettere sullo stesso piano il bene e il male». Dunque, il presidente russo si è voluto collocare agli antipodi di Obama, che nel discorso del suo secondo insediamento aveva evocato i «nostri fratelli e le nostre sorelle omosessuali». Ma la difesa di Putin delle scelte che maggiormente hanno suscitato reazioni negative nella comunità internazinale ha marcato tutta la sua maratona mediatica. Pur avendo amnistiato le Pussy Riot e gli attivisti di Greenpeace, nonché annunciato a sorpresa la grazia per l’ex patron di Yukos, l’oligarca Mikhail Khodorkovski, una delle sue “bestie nere”, Putin ha voluto rivendicare la validità di quelle decisioni che tante critiche avevano suscitato in Occidente. Nessun cedimento ad esempio sul caso delle Pussy Riot. «Non mi è dispiaciuto che siano finite dietro le sbarre, ma il fatto che abbiamo superato ogni limite nel tentativo di scandalizzare, umiliando la dignità femminile», ha detto, mentre per il blitz degli attivisti di Greenpeace alla piattaforma artica di Gazprom ha ipotizzato una regia occulta da parte di chi vuole ostacolare lo sviluppo dell’offshore russo. Tanto da annunciare un inasprimento della responsabilità per attacchi del genere: «Quello che è successo deve essere una lezione». Monito arrivato anche contro le proteste non autorizzate: «La piazza Rossa non diventerà mai una Maidan», ha avvisato il presidente russo, riferendosi alla piazza centrale di Kiev occupata da quasi un mese dall’opposizione filo-europea e anti-Ianukovich.

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