Lo vedi, ecco Marino: ai No-Tav permise di accamparsi ovunque, ai forconi vieta pure le tende

14 Dic 2013 21:09 - di

C’è chi può e chi non può. Ai No-Tav i Marino-boys hanno concesso tutto, spazi e accampamenti. Ai forconi no, non sono graditi. È la politica del Pd. Dopo aver taciuto sulle manifestazioni di No-Tav e centri sociali che nei mesi scorsi hanno devastato Roma – perché erano manifestazioni della sinistra, quindi “giuste” – adesso il comune di Roma si oppone alla pacifica manifestazione dei forconi, ossia della popolazione di tutta Italia che protesta da una settimana. La verità è che poiché quella dei forconi non è una protesta cavalcata e gestita dalla sinistra o dalla Cgil, allora deve essere “cattiva”. «No a tendopoli ad oltranza in piazza del Popolo». Lo fa sapere il Campidoglio tramite il vicesindaco di Roma Luigi Nieri, di Sel. «Mercoledì prossimo – si legge nella nota di Nieri – si svolgerà a Roma una manifestazione con un presidio fisso dei Forconi in piazza del Popolo. Il Campidoglio, in attesa delle decisioni della Questura, è contrario a qualsiasi “occupazione” ad oltranza della piazza, così come è stato annunciato. Pur nel rispetto della libertà di espressione di ciascuno, non vogliamo che Piazza del Popolo – conclude – si trasformi in una tendopoli». Ma perché, l’accampamento che fecero i suoi amici a Porta Pia, che cos’era, se non una tendopoli?

Intanto, nonostante Sel, i forconi mercoledì arriveranno a Roma: «Vogliamo le dimissioni del governo e ribadiremo la nostra richiesta anche nel presidio previsto per mercoledì prossimo, in piazza del Popolo», ha affermato Mariano Ferro, uno dei leader dei Forconi. «La nostra rivolta è stata fatta con le mani in tasca – ha aggiunto – e intendiamo proseguire con questa modalità non violenta. Tuttavia, saremo determinati a raggiungere i nostri obiettivi. Sono migliaia le persone che passeranno un Natale terribile, senza sapere come far fronte ai loro impegni economici – ha concluso – Noi siamo idealmente accanto ad ognuno di loro e combattiamo per loro, anche se tanti non hanno nemmeno il coraggio di far sapere in quali condizioni precarie sono finiti».

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