Il Porcellum bocciato. La Consulta depositerà le motivazioni non prima della metà di gennaio

6 Dic 2013 20:03 - di Redazione

Dopo giorni di retroscena sul caso della legge elettorale, mentre continua a tenere banco il dibattito sul Parlamento delegittimato e sui 148 deputati eletti col premio di maggioranza “bocciato”, il numero uno della Corte Costituzionale, Gaetano Silvestri, scende in campo con una nota di sette righe che suona come un richiamo all’ordine: la Consulta parla solo attraverso i propri atti collegiali e le dichiarazioni ufficiali del presidente. “Ogni altra dichiarazione o opinione, manifestata in qualunque diversa forma, non è in alcun modo riferibile alla Corte e non ne riflette il pensiero”. Anche, e in particolare, riguardo a un punto chiave: la decorrenza della sentenza. Una risposta diretta alle riflessioni comparse sulla stampa in merito alla non retroattività dei principi sanciti dalla sentenza stessa. È anche questo un riflesso di un pronunciamento ad alta densità politica, quello sul Porcellum, che sta provocando fibrillazioni a più livelli e dispiegando i suoi effetti ancor prima di diventare operativo. Per ora, infatti, non c’è alcuna sentenza. Deposito e pubblicazione si avranno nelle prossime settimane. Tenuto conto che prima della pausa natalizia non sono più previste né udienze né camere di consiglio, ma i giudici si vedranno solo per la lettura di sentenze già stese, e poi si rivedranno dopo la pausa natalizia per una camera di consiglio il 14 gennaio, ci vorranno ancora alcune settimane prima di conoscere le motivazioni che hanno impallinato il Porcellum. Ma questo non basta ad arginare l’effetto dirompente del pronunciamento, noto, per ora, solo grazie a un comunicato diramato il 4 dicembre a decisione presa.

I partiti – inerti per mesi, anzi per anni – sono rimasti spiazzati e non manca chi cerca di capire come poter usare al meglio, a proprio vantaggio, le ricadute della sentenza o come mettersi al riparo. I giuristi si interrogano, fornendo spiegazioni spesso antitetiche tra loro. La stampa riporta. Informazioni interpretative sulla sentenza che verrà, filtrano anche da ambienti della Corte. Ed è qui che Silvestri avverte: la Consulta si esprime solo con i propri atti collegiali e con le dichiarazioni ufficiali del Presidente. Un segnale di evidente fastidio, che si era già manifestato il 3 dicembre quando erano circolate voci insistenti che la Consulta avrebbe rinviato tutto all’anno nuovo e la Corte ha deciso di stroncarle annunciando una camera di consiglio per il giorno successivo, rivelatosi poi quello decisivo. Ma il punto nevralgico sta nelle ultime due righe della nota firmata Silvestri, che recitano: “Quanto agli effetti della sentenza, il Presidente rammenta che la Corte si è già ufficialmente espressa con gli ultimi due capoversi del comunicato del 4 dicembre scorso”. Capoversi che dicevano due cose: che gli effetti giuridici della sentenza decorrono dalla sua pubblicazione e che il Parlamento può in ogni momento varare nuove leggi. Il secondo è al contempo un’apertura di credito e una messa in mora delle Camere, chiamate a fare la propria parte, visto che di fronte a una nuova legge conforme ai principi costituzionali, quel che resta del Porcellum dopo il pronunciamento dei giudici perderebbe ogni valore. Il primo attiene a un aspetto particolarmente delicato: l’efficacia della sentenza. Un’efficacia che al momento non c’è, che deve ancora prodursi. Con tutto quel che ne consegue.

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