Il Pd riscopre il totem del Quirinale: “Inginocchiatevi e non scherzate col fuoco”

17 Dic 2013 11:39 - di Romana Fabiani

Vietato dissentire dai continui endorsement quirinalizi, sempre vestiti dei panni del monito dall’afflato morale. Soprattutto se sono utili a tenere in piedi il complicatissimo equilibrio a sinistra messo a dura prova dal successo di Matteo Renzi.  A bacchettare Renato Brunetta e gli altri che hanno messo in dubbio la neutralità di Giorgio Napolitano dopo l’ultimo intervento di ieri, arrivano le parole di Matteo Colaninno. «Il presidente della Repubblica rappresenta l’argine maestro dell’Italia. La sua azione rigorosamente costituzionale insieme alla sua autorevolezza internazionale hanno salvato più volte il Paese in caduta libera». Il deputato del Pd traccia la rotta per i compagni: l’inquilino del Colle è il principale alleato del Nazareno per evitare la prospettiva del voto anticipato e i passi falsi sulla riforma elettorae, quindi va difeso a oltranza e dipinto come l’unica àncora di salvezza per l’Italia in tempesta. «Berlusconi, Brunetta e Forza Italia –  continua l’esponente Pd –  non inseguano Grillo nei suoi peggiori sentimenti populisti, arrivando persino a accarezzare folli e risibili ipotesi di messa in stato d’accusa del Capo dello stato». Nel dare lezioni di politica all’ex premier e all’ex ministro dell’Economian, Colaninno spiega che seguire il populismo contro Napolitano sarebbe «sconsiderato e cieco» perché riporterebbe immediatamente l’Italia nel girone infernale dell’instabilità e dell’inaffidabilità con conseguenze, oggi, ancora più gravi sul piano della tenuta sociale del Paese». Non tutti però mangiano la foglia di Colaninno. «Napolitano invece di fare il presidente del Consiglio, si concentri a svolgere il suo ruolo di Capo dello Stato con maggior attenzione perché avrebbe dovuto valutare meglio il disegno di legge su Banca Italia prima di firmarlo», dice la senatrice azzurra Manuela Repetti in merito al provvedimento che permette ad azionisti esteri di impadronirsi della Banca d’Italia. Ma non è l’unica a dubitare del ruolo “super partes” del presidente della Repubblica. Sulla rete impazzano, più di sempre, post velenosi del tipo “re Giorgio, ci dica lei quali sì e quali no, visto che non contiano un c….” e gruppi organizzati di internauti che boicotteranno il tradizionale discorso del caminetto a reti unificate.

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