Il Mattarellum in pole position: fa comodo a molti ma soprattutto… piace a Napolitano

18 Dic 2013 18:17 - di Oreste Martino

È il Mattarellum la legge elettorale che si profila all’orizzonte. Il sistema di voto che prende il nome dal leader democristiano oggi giudice costituzionale è quello che ha più chance di venir fuori dalla confusione che al momento regna sovrana. A suo favore ci sono molte cose positive. Piace a Giorgio Napolitano, piace alla stessa Corte Costituzionale – tanto che sette giudici su 15 volevano addirittura sancirne la reviviscenza al posto del Porcellum, poi soltanto amputato -, è fattibile in tempi brevi e può trovare una maggioranza politica nelle due camere.

Matteo Renzi può digerire al massimo il rinvio del voto al 2015, ma non può accettare un sistema elettorale non adatto alle sue ambizioni. Il Mattarellum ha il vantaggio di coprirlo a sinistra recuperando l’alleanza con Sel di Vendola sfarinatasi per le larghe intese, cosa molto utile al sindaco per temperare le accuse di essere poco di sinistra. Il maggioritario con collegi gli permette di dire che i deputati saranno scelti dal territorio e non dalla segreteria del partito, facendo emergere quegli amministratori locali in linea con la sua politica, ma soprattutto gli porta gratis la convergenza di Forza Italia e del Movimento Cinque Stelle.

Il Cavaliere ha bisogno del Mattarellum almeno quanto ne ha bisogno Renzi, perché con quel sistema diventerebbe inaggirabile. Tutti dovrebbero tornare a Palazzo Grazioli a negoziare un’alleanza e a trattare un numero di collegi, a partire da Alfano con il Nuovo Centrodestra, passando per la Lega e Fratelli d’Italia e finendo perfino a Casini. Senza i voti di Forza Italia, infatti, in nessun collegio il candidato del centrodestra la spunterebbe rispetto al candidato del centrosinistra e al grillino e tutti dovrebbero quindi tornare a trattare con Berlusconi per ricostruire una coalizione quanto più ampia e plurale possibile.

Va detto anche che il Mattarellum e facile da fare perché basta reintrodurlo, far leggermente ridisegnare dal ministero degli Interni i vecchi collegi modificatisi nei numeri a causa del nuovo censimento del 2011 e trasformare la vecchia quota proporzionale del 25% in qualcosa di diverso. Quei 170 seggi circa servirebbero in primis per un premio di governabilità che rafforzi chi ha vinto le elezioni, poi per garantire il diritto di tribuna ai partiti che non superano gli sbarramenti, che probabilmente saranno più alti di quelli attuali.

Pur essendo il sistema più facile da introdurre e più adatto ad essere approvato in Parlamento, il Mattarellun non esclude però che si possa tornare alle larghe intese. Con tre poli come quelli attuali potrebbe accadere che nonostante un robusto premio di governabilità chi vince non riesca da solo a governare il Parlamento e che quindi debba allearsi con un’altra coalizione. Sono cose che accadono in molti sistemi elettorali, in Germania dove la Merkel ha vinto ma per ragioni di numeri ha dovuto dar vita alla grande coalizione, negli Stati Uniti dove nonostante l’elezione diretta del presidente Obama ha bisogno di quotidiane larghe intese in Parlamento per approvare le sue leggi. Questo dimostra che alla fine il Mattarellum potrebbe essere digerito anche da Alfano e Letta, contro i quali è stato pensato. Nulla esclude, infatti, che dopo la cavalcata elettorale Renzi si trovi senza la maggioranza ampia nei due rami del Parlamento, costretto così a lasciare il campo a Letta e a rinnovate larghe intese.

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