Il marito della Kyenge svergogna il Pd. E lei lo smentisce trattandolo come un clandestino

7 Dic 2013 17:18 - di Fulvio Carro

I panni sporchi vanno lavati in famiglia. Ed è per questo che tra la Kyenge e il marito il momento è molto delicato, non solo perché alcune settimane fa confessò di aver votato un candidato leghista. Stavolta Domenico Grispino, il coniuge della “ministra” ha scaricato tutta la rabbia repressa per mesi sul Partito democratico in un’intervista a Libero. Molti passaggi sono durissimi: «L’addetto stampa di mia moglie – ha affermato – le è stato imposto dal partit0. Il Pd piazza in giro tutti quelli che non riesce a mantenere. Il partito le diceva dove andare a parlare e lei andava, ma a spese proprie. Per i tre mesi di campagna ho investito io quasi duemila euro perché in giro non raccoglieva niente». Poi lo stesso Grispino ha parlato di un vero e proprio ricatto ai danni della moglie da parte del Pd: «Le hanno fatto firmare un accordo molto generico per presunte spese elettorali con cui lei si impegna dopo l’elezione a versare al Pd 34mila euro. Il Pd non le ha dato niente, c’era il fumus del ricatto, il Pd è una macchina da sodi». Ma anche la moglie ha le sue colpe: «Non ha capacità gestionali». Infine su Silvio Berlusconi: «Trovo incredibile che l’abbiano condannato a 7 anni per la vicenda Ruby. Quella ragazza le sembra per caso una minorenne?».

E la Kyenge? Ha smentito il marito: «Le dichiarazioni di Grispino Domenico sono di sua stretta responsabilità personale: esprimo il mio rammarico per quanto detto, me ne dissocio completamente, sottolineando che ogni mia scelta politica e personale è avvenuta ed avviene in completa autonomia e libertà nel rispetto di tutti». Già il fatto che lo chiami Grispino Domenico, prima il cognome e poi il nome, come nelle denunce dei carabinieri, è significativo. Se tra moglie e marito non mettere il dito, figuriamoci tra moglie e Pd…

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