Il contratto sessuale tra l’assessore (del Pdl) e la segretaria (del Pd): fu coercizione o vero amore?

19 Dic 2013 20:14 - di Valeria Gelsi

Succede così quando finisce una relazione: i due ex danno spesso versioni totalmente diverse di quello che è stato. Per uno una storia d’amore con tutti i crismi, per l’altra una gabbia, una situazione da cui non riusciva a tirarsi fuori. È successo così anche tra l’ex assessore alla Cultura della Regione Abruzzo, Luigi De Fanis, e la sua segretaria, Lucia Zingariello, entrambi coinvolti in un’inchiesta della Procura di Pescara su un giro di tangenti estorte agli operatori locali della cultura. Secondo l’accusa, lui era la mente e lei la spalla. Per questo gli agenti della polizia giudiziaria un mese fa hanno perquisito la casa della bella 32enne, dove hanno trovato quello che oggi è diventato da un lato l’oggetto di uno scandalo che ha dell’incredibile e dall’altro il cuore di due modi totalmente diversi di raccontare la relazione che fu: un contratto a sfondo sessuale, secondo il quale la segretaria avrebbe dovuto «stare insieme» all’assessore almeno una volta a settimana in cambio di una cospicua integrazione di stipendio. La donna aveva fatto a pezzi la sua copia, che però è stata trovata e ricostruita dagli investigatori. Da lì al fatto che la notizia trapelasse il passo è stato breve. «Siamo sconcertati, non è vero, ci chiediamo che cosa vale e a quale scopo», ha commentato Domenico Frattura, il legale di De Fanis, spiegando che «stiamo valutando se presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Pescara o querele di parte». «Ci chiediamo – ha proseguito Frattura – perché una cosa senza valore penale venga fuori adesso o se addirittura possa essere stata manipolata. Ecco perché valutiamo ogni azione legale». «Ma che scherziamo? Messa così non è assolutamente vera», ha proseguito l’avvocato, spiegando che «qui non c’è nessun meretricio, ma il segreto di Pulcinella: tra i due c’era una relazione amorosa, con normali confidenze e atti scherzosi». È chiara la strategia difensiva: quel “contratto”, con tanto di controfirma della donna, faceva parte degli scherzi tra due innamorati, non aveva alcuna valenza coercitiva. Peccato che la segretaria, nel suo interrogatorio, abbia dato una versione totalmente diversa. «L’assessore era ossessionato da me, mi ha costretto a firmarlo. Io non ho potuto rifiutare», ha detto la donna, spiegando che aveva accettato di mettersi in aspettativa dal suo lavoro a tempo indeterminato per entrare nella segreteria di De Fanis per via della mamma malata. «Avrei potuto gestire meglio i miei problemi perché avrei lavorato tre giorni», ha detto. «In Regione è una consuetudine timbrare e uscire per faccende personali», ha poi spiegato, quando gli inquirenti le hanno sottoposto l’intercettazione di una telefonata in cui De Fanis la esortava: «Vai a timbrare, poi esci e vai a farti bella, poi ritorni e timbri. Basta che fai quattr’ore. Chi ti conta la jurnata… capit?». «Anche i miei colleghi si comportavano così e non credevo di fare niente di male», si è quindi giustificata, tirando fuori l’asso nella manica per avvalorare ancora di più la propria distanza dall’ex assessore eletto in quota Pdl: «De Fanis mi propose il lavoro, anche se non ho mai partecipato alle sue campagne elettorali, anzi io ho la tessera del Pd…».

 

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