I grillini vogliono le urne, litigano col Pd “fascista” e lasciano l’aula. Bufera sulla Boldrini: «Troppo buona»

5 Dic 2013 14:07 - di Gloria Sabatini

Abbandonano l’Aula sdegnati e bellicosi i deputati Cinquestelle, puntando l’indice contro la tirannide del Palazzo. Finisce così la mattinata parlamentare a Montecitorio al termine della rissa verbale che ha coinvolto i grillini e i colleghi del Pd davanti a una Laura Boldrini che ha faticato a mantenere la calma, sempre con un occhio benevolo verso i giovani pentastellati. Motivo del contendere la calendarizzazione del dibattito sulla legge elettorale dopo la bocciatura del Porcellum da parte della Consulta. Smaniosi di dare la spallata al palazzo e di andare al voto, i grillini hanno chiesto la convocazione della capigruppo e dopo il no controverso della presidente della Camera hanno abbandonato i lavori tra le contestazioni e sono tornati sugli scontri del giorno prima: «Dal verbale manca l’aggressione fascista e squadrista dei deputati del Pd di ieri verso di noi». «Nessuno parli di aggressioni fasciste», è stata la replica di Ettore Rosato del Pd.

Sul profilo Facebook di Luigi Di Maio la giornata barricadera era stata annunciata così: «Stamattina – è stata chiesta in Aula dal Movimento 5 Stelle la calendarizzazione immediata della legge elettorale Mattarellum. Abbiamo chiesto una conferenza dei capigruppo per inserirla con urgenza nei lavori d’Aula. L’ultima legge Costituzionale prima dell’era del Porcellum. La risposta è stata picche». Non è vero, ha replicato la Boldrini leggendo in Aula la lettera del vicecapogruppo grillino e la sua missiva di risposta. Nella lettera, ha sottolineato Boldrini, «si parla di discussione articolata e non di calendarizzare una proposta di legge. Avevo consigliato al presidente Villarosa di consigliare gli altri gruppi, ma la mia è stata tradotta come una negazione, chissà perché». Il Pd alza il tono, confermandosi il più accanito accusatore del movimento grillino, odiato competitor elettorale nell’area della sinistra delusa. Lo stesso Rosato non ha perso tempo a invitare la presidenza ad adottare provvedimenti contro i deputati del M5S: «Quando un collega la insulta – ha detto rivolto alla Boldrini – offende non solo lei ma l’intera istituzione. La invito a essere più severa e se questi atteggiamenti vengono reiterati è giusto che chi li assume venga allontanato dall’Aula. La presidenza è stata più che tollerante». I grillini non ci stanno e, catechizzati da Beppe,  urlano alla censura, magari “fascista” visto che si trovano. «Tutti dicono che vogliono fare una nuova legge elettorale e poi non vogliono neppure calendarizzare una capigruppo –  protesta Alessio Villarosa mostrando ai cronisti la lettera di richiesta negata dal Presidente della Camera: «Le abbiamo spiegato per telefono quale era l’obiettivo della lettera inviata. Non ci hanno concesso la Capigruppo e poi ci staccano il microfono, non ci fanno fare i richiami al regolamento, non ci rispettano: questa è dittatura».

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