Stefania Giannini eletta segretario di Sc. E parte subito la “minaccia” a Mauro: non può più fare il ministro

16 Nov 2013 21:06 - di Mariano Folgori

Sono sempre botte da orbi tra montiani “lealisti” , da un parte, e montiani “inciucisti”, dall’altra. «Se quello che è successo ieri in assemblea, da questione formale, diventerà una questione politica è evidente che dovrà essere rivista anche la questione della nostra rappresentanza del governo»:  non fa sconti ai “popolari” la senatrice Stefania Giannini, appena eletta all’unanimità segretario di Scelta civica dall’assemblea del partito.  E, tanto per essere più esplicita nella “minaccia” agli ex amici di partito, ecco cosa manda a dire al ministro della Difesa Mario Mauro: «Se c’è un ministro che rappresenta un’altra forza politica dovremo occuparcene». Il neosegretario preannuncia anche un possibile «ribilanciamento» nei gruppi.

Il diretto interessato ostenta da parte sua sarcasmo e dipinge  Scelta civica come una sorta di aristocratico circolo ricreativo: «Se qualcuno è interessato a lasciare Scelta Civica nei confini del club del golf ,  in quel club si può fare solo quel gioco. Mentre in Italia c’è bisogno di un gioco molto più importante e molto ampio.  Scelta Civica non può che evolvere in un soggetto più maturo, di dimensioni e ambizioni molto più ampie con una caratura fortemente popolare». Insomma, il messaggio di Mauro è: meno snobismo e più popolarismo. Il paragone con il golf manda su tutte le furie il montiano doc Gianluca Susta, che  subito risponde per le rime al ministro: «È  davvero stucchevole questa polemica tra chi rappresenterebbe il  partito di palazzo  e il partito di popolo .  Da cattolico democratico che ha fatto sua la ricchezza della tradizione liberale non consento a nessuno, e quindi neanche al Ministro Mauro, il cui sarcasmo verso Monti è quanto meno ingeneroso, di proseguire su questo terreno». E fortuna che si autodefiniscono moderati!

Quanto a Monti, la bagarre di questi giorni non sembra turbare minimamente il suo stato di quiete serafica. E, senza la minima concessione alle argomentazioni dei suoi ex amici, l’ex premier ostenta la sicumera di sempre: «Il nostro è un progetto molto impegnativo che sfida l’ impopolarità che non tutti possono avere voglia di seguire». Agli scissionisti dice solo che  hanno  «tolto il freno a mano». E già, ma forse non gli hanno ancora spiegato che, contro un lampione, ci può finire anche lui.

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