Spese pazze nella rossa Emilia, lo scandalo si allarga alla giunta. Spuntano i week end d’oro a Venezia

2 Nov 2013 19:25 - di Redazione

Nel pieno della bufera dell’inchiesta sulle spese dei consiglieri regionali dell’Emilia-Romagna, questa mattina l’ex assessore Sabrina Freda (Idv) punta il dito anche sulle spese di rappresentanza della Giunta, ma l’assessore Massimo Mezzetti (Sel), in carica, posta su Fb un “IO NON CI STO!!!” con tanto di maiuscole e punti esclamativi. Ed è rissa a sinistra, con la Mezzetti che afferma che i 96.000 euro indicati dalla Freda non sono realmente nella disponibiltà degli assessori, sono solo il “massimale” della carta di credito, ossia il limite annuale di spesa concesso dalla banca: il budget reale per la rappresentanza, almeno quello di Mezzetti, ha “’una disponibilità annuale, di quasi 2800 euro per spese di rappresentanza e devono essere tutte rigorosamente giustificate”. Sullo sfondo, c’è anche la polemica sulla revoca delle deleghe all’ex assessore all’ambiente, decisa nelle scorse settimane dal presidente Vasco Errani dopo conflitti sugli inceneritori. «A me dispiace – scrive Mezzetti – che rancore e risentimento, più o meno giustificati, facciano dire bugie grossolane alla stessa. Non posso assolutamente accettare che mossa da questi sentimenti butti oggi fango sui suoi ex colleghi».

Intanto tra le spese messe a rimborso dal capogruppo Pd in Regione Emilia-Romagna Marco Monari (nella foto in compagnia di Romano Prodi), con i fondi del gruppo, emerge anche un importo di 1.100 euro pagati per due notti in un hotel a Venezia. La voce di spesa, riferita al 5 giugno 2011 e messa a rimborso per una persona, è una delle migliaia registrate dalla Guardia di Finanza nell’inchiesta per peculato della Procura di Bologna (pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari con la supervisione del procuratore capo Roberto Alfonso e del procuratore aggiunto Valter Giovannini) sulle spese dei consiglieri. Di Monari, indagato insieme agli altri otto capigruppo dell’Assemblea legislativa in quanto coloro che firmavano i rendiconti, era emersa anche una spesa di 30 mila euro in ristoranti in 19 mesi (il periodo dell’attuale legislatura vagliato dall’indagine, da giugno 2010 a dicembre 2011), per cene anche da diverse centinaia di euro per due o tre persone. Queste spese non sono al momento – almeno secondo quanto si apprende – formalmente contestate dagli inquirenti: le voci sono state acquisite, ma non sarebbero ancora formulate imputazioni sui rimborsi ritenuti illeciti, consigliere per consigliere. Sono attesi a breve gli inviti a comparire.

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