Per la D’Eusanio la vita dopo il coma non è vita. E l’Avvenire insorge

6 Nov 2013 17:15 - di Valeria Gelsi

È una storia di speranza e di amore quella di Max Tresoldi, l’uomo che si è svegliato dal coma dopo dieci anni di stato vegetativo. La Vita in diretta, lunedì, ha scelto di raccontarla nel pomeriggio di Rai 1 e, come di consueto, di farla commentare in studio. Fra gli ospiti c’era Alda D’Eusanio, che l’anno scorso è finita in coma per un mese dopo essere stata investita da uno scooter. Ma, nonostante questa esperienza, la conduttrice non ha saputo né gioire né commuoversi per la storia di Max, che si è risvegliato per quello che viene chiamato “effetto mamma”, ovvero per l’effetto delle cure amorevoli della sua famiglia. «C’ero sempre stato. Sentivo e vedevo tutto, ma non sapevo come dirvelo», ha poi rivelato Max, che di quella esperienza si porta addosso tutti i segni, ma che rivendica la felicità per questa “seconda chance”. «Rivolgo un appello pubblico a mia madre, se dovesse accadermi quel che è accaduto a Max, non fare come sua mamma! Quella non è vita. Tornare in vita senza poter più essere libero, indipendente e soffrire, e avere quello sguardo vuoto… mi dispiace, no!», è stato il suo commento, pronunciato mentre ancora era aperto il collegamento con la casa dei Tresoldi, a Carugate, nel Milanese. «Quando Dio chiama – ha poi aggiunto la D’Eusanio – l’uomo deve andare».

Le frasi hanno suscitato grande disappunto in studio, grande dolore a Carugate e grande indignazione sulle colonne dell’Avvenire, che oggi per primo si è occupato della vicenda. Paola Perego e un Franco Di Mare visibilmente scosso hanno subito preso le distanze; la mamma di Max, Ezia, ha preso la parola per «dire a quella signora che io non ho riportato in vita mio figlio, mio figlio è sempre stato in vita. E la sua vita è bella così com’è»; l’Avvenire ha scritto un pezzo impietoso con la Rai e con la effettivamente indifendibile D’Eusanio. «Ovvero non abbracciarmi, non baciarmi, non lavarmi, non girarmi nel letto, non darmi pranzo e cena… Perché solo questo ha fatto Ezia, insieme al marito Ernesto e a quel mare di amici di Max conosciuti all’oratorio o sui campi di calcio, non terapie invasive, non respiratori o cannule, non accanimenti. Ha curato e amato», sono state le parole con cui il giornale dei vescovi ha commentato l’appello della conduttrice alla madre. L’Avvenire ha anche dedicato alla D’Eusanio un profilo intitolato «Quando era il simbolo della tv trash», in cui si ricordavano tutte le gaffe e le indelicatezze della conduttrice. Soprattutto, però, ha dato voce alla famiglia Tresoldi e a Ezia, in particolare, raccontando che le scuse degli autori, arrivate immediatamente dopo la trasmissione, non le sono bastate. «Le telefonate vanno avanti fino a notte, ma Ezia – racconta il quotidiano – insiste con ferma dignità: “Esigo le scuse del direttore di RaiUno, non per me ma per mio figlio. Cos’è diventata la Rai? Chi invita come esperti? A che titolo quella donna dice a mio figlio che la sua vita è indegna?”».

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