Pdl: il caos prima del diluvio. Incertezze tra le “colombe”, “falchi” all’arrembaggio. Una fine malinconica

12 Nov 2013 10:35 - di Gennaro Malgieri

Se anche le “colombe” si dividono è probabile che la tragedia finisca in pochade. Dopo i penultimatum e gli ultimatum dei giorni scorsi, il Pdl-Fi, in tutte le sue componenti, è in pieno marasma: una situazione eccellente per dissolversi.

Eppure, paradossalmente, l’implosione dovrebbe avvenire in maniera ordinata: cosa che non sembra possa accadere almeno a giudicare da quel che sta accadendo. Le mozioni degli affetti a cui ancora Alfano si aggrappa, “spaventato” si dice dalla prospettiva del vuoto che davanti a lui si aprirebbe dopo la separazione di Berlusconi, è controbilanciata dalla sicurezza con cui i Cicchitto, i Quaglieriello, i Formigoni intendono andare avanti fino a paventare la diserzione del Consiglio nazionale.

Ma i dubbi con il passare delle ore vanno crescendo. E cresce l’angoscia anche nel campo avverso, quello dei falchi, i quali, per quanto sicuri di vincere la partita, sanno bene che si tratterebbe di una vittoria di Pirro. Infatti, relegati all’opposizione non toccherebbero più palla, come si dice in gergo calcistico. Quanto possono durare in tale condizione di minorità politica? Qualche settimana? Di sicuro il big bang avverrebbe quando Berlusconi dovrà forzatamente limitare la propria presenza ed attività, non tanto per effetto della decadenza, quanto per l’esecutività della sentenza della Cassazione che comporterà la restrizione prescritta dall’interdizione dai pubblici uffici. E si sa che senza il Cavaliere, neppure i falchi più rapaci sono in grado di alzarsi in volo e compiere scorrerie politiche tali da impensierire alcuno. Lo stallo è dunque la situazione a quattro giorno dalla riunione dell’organo di partito che potrebbe esserci o non esserci: nel senso che non sarà sicuramente sconvocato, ma non per questo risulterà “utile”  se gli alfaniani non si presenteranno. E’ possibile che vada così?

Ecco il punto che probabilmente verrà sciolto tra oggi e domani. Il vice-premier, si diceva, è preoccupato dai sondaggi sul suo possibili, ipotizzabile partito che nascerebbe dalla scissione, ma anche – parole del suo inner circle – della possibile aggressione a colpi di fango che gli impedirebbero di fare politica occupato a difendersi dagli attacchi. E che alcuni tra i cosiddetti lealisti non ci vadano leggeri lo si è capito dalle uscite nello scorso fine settimana.

La situazione dunque è pessima sotto tutti i punti di vista. Nessuno ha da guadagnarci niente. Tutti hanno da perdere più di qualcosa. Si dirà che non si sarebbe dovuti arrivare a questo punto. Ma quando in un partito (o simil tale) manca la politica, la discussione è strozzata, il dibattito avviene sui giornali a colpi di indiscrezioni e maldicenze cos’altro ci si può attendere?

La breve stagione del Pdl, comunque vadano le cose, si è esaurita. Resta da vedere  che cosa ne sarà del centrodestra, la cui “ragione” elettorale rimane integra. Ha soltanto bisogno di trovare chi ne rappresenti le istanze. E non sarà facile.

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