Pdl: è il tempo del tatticismo. Nessuno vuole rompere, ma tutti sanno che il giocattolo è già a pezzi

14 Nov 2013 9:39 - di Gennaro Malgieri

Sarà anche una “festa” il Consiglio nazionale del Pdl-Fi di sabato prossimo, secondo Alfano, ma abbiamo il sospetto – nutrito non soltanto da noi, ma soprattutto  dai suoi compagni di cordata – che la “festa” la facciano a lui una volta incassato il risultato di una precaria pacificazione.

Berlusconi, secondo lo schema uscito dall’ennesimo summit, assume tutti i poteri, in cambio non butta giù il governo ed ottiene la garanzia (ma da chi?) di uno slittamento del voto sulla decadenza che, comunque, non cambia niente: invece di uscire dal Senato il 27 novembre, ne uscirebbe quindici giorni o forse un mese dopo. Intanto i falchi si organizzeranno in modo tale da non far toccare palla, come si dice in gergo calcistico, agli alfaniani i quali, se le cose dovessero andare nel modo in cui le ha rese note  il vice-premier alla fine dell’incontro con Berlusconi, prenderebbero soltanto schiaffi e perderebbero definitivamente la faccia.

Del resto le avvisaglie non mancano: basta leggere le dichiarazioni tutt’altro che “pacifiche” di Fitto e quelle della Santanché che per nessuna ragione al mondo dice che continuerà a sostenere il governo.

Berlusconi non vuole la scissione, e si capisce. Ma non gradisce neppure che il governo cada per non assumersi la responsabilità di uno sfascio dalle proporzioni colossali. E allora? Allora offre ad Alfano il ramoscello d’ulivo: il partito totalmente nelle sue mani con tutte le cariche ed i poteri, ed il governo in sicurezza della quale l’ex-delfino dovrebbe essere il garante. Ma andrà proprio così? E’ difficile. Anzi, improbabile.

Gli stessi alfaniani, consapevoli della loro sorte qualora il piano del Cavaliere dovesse concretizzarsi, è quasi certo che diserteranno il Consiglio nazionale per non prendersi sul muso l’avviso di sfratto che, inevitabilmente, avverrà quando sarà votata la decadenza. Berlusconi è escluso che sabato prossimo prometta esplicitamente e solennemente che il governo continuerà la sua navigazione dopo tutto quello che nel Pdl si è detto sulla legge di Stabilità e sulle responsabilità di Letta nel non aver fatto nulla per “salvare” il leader. Alfano lo sa ed è guardingo. Per non esasperare i toni ed andare a vedere le carte del Cavaliere si limita a dire che “sarà una festa”. Ma in cuor suo sa bene che dopo la festa ricomincerebbe la carneficina. Questo gli hanno fatto intendere i suoi amici Cicchitto e Quaglieriello; questo sanno bene coloro che hanno apposto le firme sul documento dei “governativi” per il momento sparito dalla scena.

E’ tattica, insomma. Almeno fino a sabato. Poi accadrà quel che deve accadere. Tutto può succedere. Tranne una cosa: che la storia ricominci tale e quale dal punto in cui si era interrotta.

 

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