Orrore senza fine nell’indagine sulle “baby squillo” romane: l’indagine si allarga al traffico di droga

11 Nov 2013 11:10 - di Priscilla Del Ninno

Un abisso senza fine: l’inchiesta sulle “baby prostitute” della cosiddetta Roma bene si allarga ad altre città. Ad altri filoni d’indagine. Un’inchiesta partita lo scorso agosto, quando la mamma di una delle due squillo in erba, da cui tutto è partito, si presenta alla stazione di Settebagni perché ormai disperata per l’inconsueta aggressività della ragazza e preoccupata per la sua ingiustificata disponibilità economica che l’aveva portata, tra l’altro, ad andar via di casa. Nella borsa della figlia – sempre più irascibile e distante, fino ad arrivare a minacciare, lei stessa, sua madre di morte – ha trovato una fialetta con della polvere bianca; nella rubrica del suo telefonino un contatto registrato sotto il nome di «cliente Bambus», e sparsi nella sua cameretta di adolescente cresciuta drammaticamente troppo in fretta, ingenti somme di denaro. Indizi pesantissimi, che da quella denuncia di poche pagine lasciavano presagire che la questione non si sarebbe purtroppo esaurita all’interno di quelle pareti domestiche, da cui l’allarme proveniva. Quel dramma familiare, infatti, avrebbe solo scoperchiato un vaso di Pandora che di ora in ora rivela nuovi, agghiaccianti risvolti, per cui, dieci giorni fa, sono finite in manette cinque persone, (tra cui la madre della quattordicenne), e altrettante sono state denunciate a piede libero.

Induzione e sfruttamento della prostituzione, il primo reato da cui si è partiti, ma che ora sembra coinvolgere non solo minorenni, ma anche donne adulte. Poi l’indagine si è estesa la narcotraffico: con accertamenti in corso che riguardano lo spaccio e il consumo di sostanze stupefacenti, allargandosi infine, ad ampio spettro, anche ad un sospetto giro di filmini hard. Un giro d’affari criminale che, si apprende in queste ore, nell’appartamento del quartiere Parioli della capitale aveva solo uno dei suoi covi: gli incontri, si apprende infatti, avvenivano anche in Hotel di lusso di Roma, Milano e persino nell’isola di Ponza. Un’indagine che finora si è concentrata – pur non essendo circoscritta a loro – sulle due studentesse di quarta ginnasio di un liceo classico trasformate, col loro consenso, in baby squillo e su sfruttatori e clienti arrestati, attualmente detenuti a Regina Coeli. Tutti hanno fatto domanda di revoca dell’ordinanza di custodia cautelare, richiesta su cui si esprimerà domani il tribunale del riesame. Il punto è che ora la situazione si complica: oltre al giro di escort, infatti, le indagini degli inquirenti romani si stanno concentrando adesso sul traffico di cocaina che in un primo momento sembrava fare da sfondo alle vicende sessuali e che invece, di giorno in giorno, assume contorni sempre più predominanti. Un consumo di droga, quello che accompagnava gli incontri tra clienti e prostitute, tutt’altro che occasionale, per cui la polvere bianca – utilizzata come merce di scambio che spesso sostituiva o integrava il pagamento in denaro delle prestazioni – entra nell’indagine giustificando la possibile apertura di un nuovo filone d’inchiesta.

Un sospetto per verificare il quale sarebbero in corso accertamenti e riscontri da parte degli investigatori, mirati ad appurare eventuali collegamenti tra gli stessi sfruttatori e una serie di persone che fornivano la cocaina a ragazze e clienti. Fornendo ulteriori dettagli a un orrore tentacolare che avvolge in una spirale senza fondo vittime consenzienti e spietati carnefici, e che attacca fin nei gangli connettivali il cuore della società, la famiglia. Un’entità sempre più astratta, una realtà sempre più rarefatta, che da questa storia squallida di sfruttamento e vuoto etico, di cinismo e amoralità quotidiani, esce fatta a pezzi e risucchiata, fagocitata dal mostro internetico che è solo la faccia digitale di altre crature aberranti: protettori, sfruttatori, spacciatori, madri aguzzine e “amici” inermi o, nel migliore dei casi, pronti a voltare lo sguardo, tutti colpevolmente complici e solerti nel nascondere la spazzatura sotto il tappeto.

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