Missione compiuta: Luca Parmitano torna a casa, ora è in viaggio verso il Texas

11 Nov 2013 13:42 - di Bianca Conte

Rientro dall’orbita: missione compiuta! Il viaggio di Luca Parmitano si conclude come era inziato: salutando gli affetti più cari. Il primo tweet è indirizzato alla moglie Kathy che lo aspetta a casa con le due figlie, Sara e Maia di tre e sei anni, a Houston: «I’m home»; poi un abbraccio a distanza, dalle lande desolate della zona dell’atterraggio, spedito idealmente ai genitori in Sicilia. Quindi l’inizio del volo diretto vero il Texas. L’astronauta italiano dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) è tornato a casa, sulla Terra, questa mattina: abbandonato «l’impenetrabile nero interstellare», la navetta russa Soyuz a bordo della quale si trovava insieme ai compagni di viaggio – il russo Fyodor Yurchikhin e la collega americana Karen Nyberg – si è sganciata dalla Stazione Spaziale Internazionale e ha cominciato il viaggio di rientro, che si è concluso con l’atterraggio nella steppa del Kazakhstan. Si conclude così la missione Volare, la prima di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), cominciata sei mesi fa.

Il viaggio attraverso l’atmosfera – che tra l’altro ha previsto il trasporto d’eccezione della torcia olimpica dei giochi invernali in programma nel febbraio 2014 in Russia, a Sochi – è durato poco più di tre ore, e la frizione con l’atmosfera ha portato la navetta a raggiungere temperature di 1.600 gradi. A circa 10 chilometri di quota il paracadute si è aperto automaticamente, rallentando la corsa da 864 a 324 chilometri orari. Poi l’atterraggio nella steppa. Parmitano è stato l’ultimo ad essere estratto dalla navetta, e la sua prima reazione nell’essere di nuovo a Terra ha tradito la stessa emozione con cui aveva decollato, traducendosi, come all’atto della partenza, in un sorriso felice: sul suo viso non c’era la minima traccia dello stress che può provocare un viaggio a dir poco “avventuroso” come il rientro con la Soyuz. Un viaggio poeticamente registrato in un diario di bordo che l’astronauta dell’Esa ha inviato regolarmente al suo blog, puntualmente ripreso via Twitter e Facebook, compreso la bellissima lettera alla Terra spedita dall’Iss prima del rientro. Una dichiarazione d’amore che è diventata immediatamente il manifesto di una missione che, al di là facili richiami letterari e fantascientifici, è stata tutt’altro che una passeggiata. Parmitano sulla Stazione Spaziale Internazionale ha effettuato oltre 30 esperimenti, seguendone a distanza almeno altri 120, praticando due attività extraveicolari e l’attracco di tre navicelle, rischiando addirittura la vita in una circostanza che ha tenuto tutti con il fiato sospeso, quando nel suo casco è entrato del liquido refrigerante.

Non solo: coinvolgente narratore delle attività in orbita, Parmitano ha mandato dagli abissi galattici in cui ha navigato migliaia di immagini indimenticabili del nostro pianeta, scattate dalla cupola della stazione spaziale, fino alle fotografie “spedite” ieri, l’ultima delle quali l’astronauta ha voluto dedicare alla sua Sicilia, a epilogo illustrato di un viaggio emozionante che lo ha portato a varcare i confini bui dello spazio. Un’avventura dal bilancio più che positiva: «Volare è stata una missione straordinaria”, ha detto il presidente dell’Asi, Enrico Saggese, subito dopo il rientro della Soyuz. Ma un nuovo viaggio verso la normalità quotidiana comincia ora. Sesto italiano ad andare nello spazio e quinto a salire sulla Stazione Spaziale, Parmitano è ora chiamato ad affrontare una prova ardua: quella del ritorno alla vita di tutti i giorni, che prevede obbligatoriamente un periodo di riabilitazione per riadattarsi alla gravità e numerosi test medici tesi a studiare le reazioni dell’organismo umano alla lunga permanenza nello spazio. Spazio che continua a riservare sorprese, e da cui arrivano comunque buone notizie: il temuto Goce si è disintegrato nell’impatto con l’atmosfera, senza provocare danni: si è conclusa cosi’positivamente anche l’avventura del rientro del satellite europeo che per due giorni ha tenuto in molti col fiato sospeso. L’impossibilità di prevedere esattamente data e luogo dell’impatto, infatti, aveva generato il timore che i frammenti prodotti potessero cadere su zone popolate, (Italia compresa), nonostante fin dall’inizio gli esperti dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) avessero considerato questa eventualità molto remota. Misteri della scienza…

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