Letta a Berlusconi: il “cupio dissolvi” non porta a niente. Insorgono i falchi del Pdl: ingrato, è lui che vuol far cadere il governo

11 Nov 2013 9:40 - di Redazione

La rottura che sembra ormai irrimediabile tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano fa addensare nubi tempestose sul capo del premier Enrico Letta, il quale vede nuovamente in forse il suo futuro di capo del governo e avverte: “Continuo a non vedere quali alternative serie per il paese ci siano intorno al cupio dissolvi: non porta a niente e oggi far scendere l’aereo non serve a nessuno e non cambia niente neanche al Pdl”. Così Letta, in visita a Malta, risponde su Berlusconi, intenzionato a staccare la spina al governo forse già in contemporanea con la rinascita di Forza Italia decretata dal consiglio nazionale di sabato prossimo.

Secondo Letta bisogna guardare al 2014, a “tutto il 2014 con la legge di stabilità che deve dare i suoi effetti: mischiare due vicende non porta da nessuna parte, l’ho sempre detto anche a Berlusconi”, ha aggiunto il premier tornando a sottolineare che “se non si separano, non c’è guadagno per nessuno ma solo un avvitamento della crisi”. Su questo “sono molto determinato” ha proseguito. “Lavoro perché la legge di stabilità sia migliorata al Senato”, per “un 2014 e obiettivi per cui voglio essere giudicato al termine di un percorso, a fine anno prossimo” con la discesa di “deficit, debito, tasse e spesa” a favore della “crescita e dell’occupazione”. Al termine di quel percorso ci sarà “un giudizio ed una valutazione”.

Ma se da una parte c’è la voglia di rompere di Silvio Berlusconi, dall’altra c’è l’ingarbugliata vicenda interna del Pd, con il segretario del Pd Epifani che ha tirato la volata a Letta indicandolo come possibile premier anche se Renzi dovesse vincere le primarie. “Il mio orizzonte – commenta Letta in proposito – si ferma sul lavoro dei 18 mesi per cui ho avuto la fiducia e su cui voglio essere giudicato”. Infine, ha accennato al tema della riforma elettorale: il governo “è a disposizione per una soluzione ma senza creare corto circuito istituzionale: sono pronto a ragionare ma solo se il Parlamento ritiene opportuno chiedere un intervento”. Un decreto senza tale premessa “è ai limiti delle forzature”. Se “invece il Parlamento ritiene opportuno chiedere un intervento sono pronto a ragionare: il governo è a disposizione del Parlamento per trovare soluzioni ma non contro le Camere”.

Le parole di Letta non sono piaciute ai “falchi” del Pdl, a cominciare dal capogruppo alla Camera Renato Brunetta, per il quale Enrico Letta è un “ingrato e un masochista” e con le sue parole di “dileggio” verso Berlusconi intende causare la fine del governo. E Mara Carfagna avverte: “3.093, gli emendamenti al ddl stabilità, questo il numero che descrive il vero cupio dissolvi, quello del governo Letta-Alfano”. E Capezzone ribatte: il cupio dissolvi? Forse è quello del suo governo vista l’impopolarità della legge di stabilità che ha partorito.

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