L’arroganza del Pd: per scendere in piazza bisogna chiedere la sua “benedizione”

26 Nov 2013 16:52 - di Guglielmo Federici

Siamo arrivati al paradosso che per scendere in piazza, ora bisogna chiedere il permesso al Pd, unico ad avere l’autorità “morale” per decidere chi come e quando può manifestare e chi non può. Accade cosi che il responsabile giustizia del Pd, Danilo Leva, dipinga la manifestazione di solidarietà a Berlusconi domani a Roma da parte del popolo che lo ha votato con toni apocalittici, da emergenza sociale. Pericolo, «stiamo assistendo a un’escalation con toni sempre più violenti da parte di Berlusconi. Invocare la piazza contro una sentenza emessa da un tribunale rappresenta un punto di rottura con la storia della repubblica e con il nostro sistema democratico». Gli elettori del centrodestra, che in una giornata decisiva come quella di domani vogliono far sentire la loro presenza al loro leader di sempre, sarebbero dei “sovversivi” secondo Leva. Vale la pena riportare per intero la sua dichiarazione, assurda per toni e contenuti. La manifestazione sarebbe «una strategia che mira a produrre tensione logorando il Paese e che rende Berlusconi sempre più anti-Stato. Di fronte a queste parole le forze politiche democratiche hanno il dovere di reagire costruendo un argine in difesa delle istituzioni. Oramai è chiaro che per sfuggire alla legge è pronto a incendiare l’Italia. Cedere al suo ricatto e alle sue minacce, creerebbe un precedente devastante per la tenuta stessa delle istituzioni democratiche». Se c’è qualcosa di «devastante» è questa rappresentazione deformata della realtà che il Pd vuole veicolare, visto che poi lo stesso grado di “pericolosità” per le istituzioni non lo rileva a proposito della manifestazione del pPolo Viola, pronto a scendere in piazza proprio domani contro chi manifesterà per il Cav. Un sit-in che inizierà alle 15 in Piazza delle Cinque Lune, vicino al Senato. Solo chi non vuol vedere non si accorge della contraddizione, del paradosso e dello stravolgimento della realtà. La “chiamata” del popolo berlusconiano sarebbe “pericolosa” per la tenuta democratica, mentre quella del Popolo Viola – i cui leader usano parole da guerra civile – non lo sarebbe altrettanto. Morale. «Forse non ce ne siamo accorti, ma non vorrei che, nell’ambito della ventilata riforma istituzionale e costituzionale, l’art. 17 della Costituzione fosse già stato modificato nottetempo, nel senso di prevedere, per esercitare il diritto a manifestare pacificamente, la necessaria autorizzazione preventiva del Pd e il permesso scritto dell’onorevole Leva», scrive sarcastico  in una nota Daniele Capezzone, Presidente della Commissione Finanze della Camera.

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