Kennedy, con l’avvicinarsi dell’anniversario tornano le fantasiose teorie complottiste…

19 Nov 2013 19:17 - di

Il 22 novembre si avvicina, e in tutto il mondo ci si prepara a celebrare e ricordare John Kennedy a 50 anni esatti dalla sua morte. Libri, film, serie Tv, speciali, talk show, tutti dedicati a ricostruire il profilo di un presidente che certamente ha lasciato un segno non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo. Visse e operò negli anni della Guerra Fredda, del conflitto vietnamita, e, sul fronte interno, in un’epoca in cui il razzismo era ancora molto forte, soprattutto negli Stati del Sud. Non diciamo nulla di strano se affermiamo che il suo mito si è creato grazie alla sua morte violenta, a Dallas, appena due anni dopo la sua elezione alla Casa Bianca. Ed è stato n mito inscalfibile per molti anni, fino a quando, cioè, non sono cominciati a emergere sempre più particolari sulla sua vita privata, particolari non sempre edificanti. Questo forse avrebbe dovuto rafforzarne il mito, poiché ogni uomo è fatto di pregi e di difetti, ma invece, in una certa America un po’ bacchettona, la sua immagine si è come offuscata. Certo è che John Kennedy è rimasto fortemente impresso nell’immaginario collettivo, anche perché nel 1968 la sua stessa identica sorte toccò al fratello Bob, lanciato verso la presidenza, che fu assassinato a Los Angeles all’indomani della sua vittoria nelle primarie democratiche. Era rimasto solo il fratello minore Ted, senatore, morto nel 2009. Comunque, con il riavvicinarsi della ricorrenza, inevitabilmente, purtroppo, tornano di attualità i complottisti, i dietrologi, quelli che vedono manovre oscure intorno all’omicidio di John. Queste cose, se vanno benissimo per i registi, gli scrittori di gialli, che da queste vicende ricavano alimenti per le loro storie (all’omicidio Kennedy fu persino dedicato uno short di Ai confini della realtà), nuocciono invece alla verità, che in particolare per l’omicidio di Dallas, non presenta più così tanti risvolti misteriosi, grazie al lavoro pluriennale svolto dalla commissione Warren istituita da Lyndon Johnson, successore di Kennedy. Quello che ha contribuito alla tesi cospirazionista è stato sicuramente il fatto che Harvey lee Oswald, l’assassino di Kennedy, fu ucciso due giorni dopo con una rivoltellata a bruciapelo da Jack Ruby, discusso gestore di night club che alcuni hanno voluto legato alla mafia. Comunque sono morti tutti e due con il loro segreto, se ne avevano uno. Adesso la teoria del complotto torna a lambire la Casa Bianca. John Kerry ha «seri dubbi» che Lee Harvey Oswald abbia agito da solo, ma Barack Obama non commenta le dichiarazioni del suo segretario di Stato. «Non ho parlato con il presidente dell’uccisione di Kennedy», ha detto infatti il portavoce Jay Carney alla domanda di un giornalista. Tra poche ore Obama e il suo predecessore Bill Clinton deporranno una corona di fiori sulla tomba ad Arlington dove arde la “fiamma eterna” alla memoria. Obama celebrerà la legacy di Jfk in occasione della consegna della Medaglia della Libertà a Clinton: e’ la più’ alta onorificenza civile americana e fu proprio Kennedy ad istituirla 50 anni fa. Ma a increspare la storia ufficiale dell’unico assassino tramandata nel 1964 dal rapporto della Commissione Warren ci si è messo Kerry, l’ex senatore del Massachusetts che per decenni è stato amico dell’ultimo patriarca di Camelot, Ted Kennedy, che fu anche lui senatore di quello Stato. Qualche giorno fa, parlando con Tom Brokaw della Nbc, Kerry aveva espresso seri interrogativi sul fatto che Oswald potesse esser stato influenzato a uccidere il presidente durante i suoi soggiorni a Mosca e a Cuba. «Ancora oggi ho seri dubbi che Oswald abbia agito da solo. Ho certamente seri dubbi che si sia motivato da solo. Non sono sicuro che abbia avuto complici, non arrivo a credere che ci sia stato un secondo sparatore, ma ho seri dubbi sul fatto che si sia detto tutto sul periodo e sulle influenze subite da Oswald a Cuba e in Russia». Diversa l’opinione del conservatore Pat Buchanan: «Se fosse vissuto e avesse vinto un secondo mandato alla Casa Bianca nel 1964 come era previsto, non ci sarebbe stato alcun mito John Kennedy. Oggi Jfk è una figura mitologica per il modo in cui è morto». Buchanan è stato consigliere di tre presidenti Usa – Richard Nixon, Gerald Ford, Ronald Reagan. Nel corso di una recente intervista ha detto tra l’altro: «Ricordo un episodio in cui Jfk scherzava, raccontando che il padre gli diceva di non comprare un voto in più di quelli necessari in West Virginia. Questi erano i Kennedy, politici cinici». Infine, alla domanda se Kennedy sia stato un grande presidente, Buchanan ha replicato: «Un buon presidente, ha gestito la crisi dei missili con Cuba in modo corretto ma no, non è stato un gran presidente».

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