Intervista a Matteoli: continuo a lavorare per l’unità, ma niente compromessi al ribasso

15 Nov 2013 13:59 - di Gloria Sabatini

Sarà una “festa della democrazia”  o lo strappo definitivo? A ventiquattr’ore dal Consiglio nazionale nel Pdl è tutto ancora in alto mare e la stretta di mano notturna di mercoledì tra Berlusconi e Alfano sembra evaporata dopo l’ennesimo giro vertici, telefonate e tavoli separati tra lealisti-falchi e moderati-governativi. Il “pontiere” Altero Matteoli non perde le speranza. L’ex ministro, un passato nel Msi e in An, che di documenti congressuali ed emendamenti ha una lunga esperienza, continua a lavorare per trovare una mediazione che salvi l’unità. L’ultimo degli ottimisti? «Credo di essere una persona di buon senso e mi auguro che lo siano anche gli altri. Insieme a Gasparri e Romani – spiega – sto scrivendo e limando un testo comune che viene di volta in volta emendato per trovare una piattaforma che vada bene a tutti». Un documento che lascerà fuori i nodi irrisolti delle larghe intese e del doppio coordinamento nella futura Forza Italia? «Come sempre la mediazione si può costruire a livello alto o basso. La prima si fa sulla linea politica e le prospettive, la seconda tanto per restare “tutti insieme”, a qualsiasi prezzo. E questa non serve a nessuno», conclude il senatore del Pdl aggiungendo che se gli alfaniani diserteranno l’appuntamento dell’Eur sarebbe una sconfitta «per tutti». Non sono bastate, scherzava ieri Paolo Romani, «le mille sfumature di grigio della lingua italiana» per un documento unitario ed evitare una conta drammatica. Il punto  è che Fitto, Verdini e Santanchè non mollano la presa sul Cavaliere perché non ceda al segretario “diversamente berlusconiano” né sul governo Letta né sul doppio coordinamento nella futura Forza Italia. I governativi aspettano un segnale e minacciano di dare forfait in assenza di «garanzie certe» sull’agibilità nella futura Forza Italia e la fiducia al governo Letta. Alfano è in seria difficoltà, vorrebbe tenere ferma la barra del timone al 2 ottobre e allo stesso tempo evitare un salto nel buio lasciando la casa del padre a cui deve praticamente tutto. E anche lui è tirato per la giacca dagli scissionisti “senza se e senza ma” guidati da Cicchitto e Formigoni e dai più moderati come la De Girolamo, che lavorano per smussare gli spigoli.

Si aspetta un segnale da Berlusconi (previsto per l’ora di pranzo), il quale, una volta confermato il voto sulla decadenza per il 27 novembre, è sempre più intrappolato tra il fuoco dei duri e puri che vogliono la conta e i tessitori alla Gianni Letta che consigliano prudenza. Probabilmente nelle prossime ore il Cavaliere diffonderà una nota per tentare un ultimo, disperato, appello alla compattezza. L’idea è quella di non replicare ai governativi e ributtare la palla nell’altra metà-campo: io lavoro all’unità del Pdl – è il senso del ragionamento – se domani loro non vengono si capirà chi è il colpevole della rottura. «Non posso immaginare che domani ci possa essere un’assenza, perché non ne capirei le ragioni, persone come Alfano rappresentano la storia di questo partito», dice Fitto a Omnibus. Ma dalle parole ai fatti la distanza è abissale. I governativi, complice il Consiglio dei ministri, avrebbero deciso di posticipare la loro riunione che doveva tenersi alle 13, anche i lealisti, dopo un primo incontro mattutino a Palazzo Grazioli, torneranno a riunirsi nel pomeriggio. Si preannuncia una notte insonne per entrambi i fronti.

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