Il Vaffa-day nella piazza del comizio di Almirante… niente paragoni, per favore

30 Nov 2013 21:17 - di Guglielmo Federici

L’arco della Vittoria nell’omonima piazza genovese a fare da quinta al primo VDay dell’era parlamentare del Movimento 5 Stelle: dopo il debutto di Bologna nel 2007 e il bis di Torino del 2008, c’è Genova, città natale di Beppe Grillo. È lo “show” politico del leader 5 Stelle con quella “V” che sta per “vaffanculo”. L’evento ha offerto il fianco a molti siti on line per rievocare in maniera impropria, con scarsa sensibilità e senso storico altri eventi che hanno avuto per teatro questa piazza. Manca del tutto il senso delle proporzioni e la valutazione dello spessore politico. Come paragonare la performance “piccola piccola” e tutta insulti del comico con quella di Benito Mussolini, che nel 1938 da piazza della Vittoria parlò alle camice nere dalla prua di una nave opportunamente costruita come palco? Era il 14 maggio. Altra pagina buia rievocata dalla rete è datata 28 giugno 1960. Il futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini da qui incitò la folla contro il previsto Congresso nazionale del Msi, facendo scoccare la scintilla della “rivolta” del 30 giugno 1960 a Genova, che incendiò tutta Italia provocando le dimissioni del governo Tambroni e una stagione drammatica per la destra italiana. Ma chiamare in causa il 18 aprile 1970 è davvero un insulto. Quel giorno il segretario del Msi Giorgio Almirante cercò di tenere un comizio in piazza della Vittoria, ma militanti di sinistra vicini a Lotta Continua assaltarono il palco determinando una tragedia che non si può dimenticare né citare per accostarla a un Vday qualunque: morì quel giorno il militante missino Ugo Venturini, 32 anni, padre di famiglia, operaio. Uno che lavorava duramente per sua moglie, suo  figlio e anche per i suoi anziani genitori. La morte di Ugo, un uomo buono, con un’impressionante dedizione per il lavoro, sindacalista alla Cisnal, fu una tragedia umana e politica insieme, perché si trattò della prima vittima degli Anni di Piombo.

Quarantotto ore prima, alcuni militanti di sinistra leggono un delirante comunicato. “Scendete in piazza, impugnate i fucili e le mitragliatrici. Difendetevi dai fascisti! Almirante non deve parlare”. Il messaggio è firmato da una sigla strana, mai sentita prima. Si fanno chiamare Gruppi di azione partigiana. Almirante riesce a parlare solo per una mezz’ora, poi la piazza esplode. Arrivano i “Camalli”, i portuali, considerati da sempre il “braccio armato” del Pci genovese. Insieme a loro ci sono i militanti di Lotta Continua. Partono insulti, slogan violenti. Almirante prova a calmare i suoi: “Non cadete nella provocazione! Loro hanno la forza delle pietre, noi quella delle parole!”. Non servirà a nulla. Un gruppetto indistinto di compagni lancia una bottiglia piena di sabbia che colpisce alla nuca Venturini. Un colpo violentissimo. Il giovane viene trasportato in ospedale – ha una commozione cerebrale – e operato. L’intervento, in teoria riuscì, in pratica no, perché il terriccio di cui era riempita la bottiglia aveva infettato la ferita. L’antitetanica non servirà a nulla. Per 11 giorni Venturini resistitette, assistito da  Almirante che non lasciò mai il suo capezzale. La notte fra il 30 aprile e il 1° maggio morì devastato dall’infezione. Le indagini, come sarà poi per la totalità dei caduti degli anni di piombo, non porteranno a nulla. Non un arresto, non un colpevole. Giustiziato il fascista Venturini, titolò Lotta Continua. La crudeltà di cui dette prova questa piazza è una ferita del recente passato. Riaprirla per accostarla all’arrivo di Grillo e dei suoi seguaci ululanti è veramente senza dignità.

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