Consiglio nazionale Pdl (-7). Gasparri invoca l’unità, Rotondi conta su Silvio e Scajola fa il nostalgico

9 Nov 2013 17:33 - di Redazione

«Si può discutere e avere sensibilità diverse, perché un partito non è una caserma, ma deve mantenere la sua unità: divisioni e spaccature sarebbero autolesioniste, con un danno per chi le promuove e per chi le subisce, e lavorerò per tenere unite tutte le energie e guardare ai temi concreti della vita del Paese». Da Potenza il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri parlando con i giornalisti fa il punto sulle fibrillazioni interne al partito. A una settimana dal Consiglio nazionale è un fiorire di esternazioni e di dichiarazioni di esponenti di spicco e di altri meno noti. Per Claudio Scajola «il partito è andato indietro, si è ingessato. Durante la composizione delle liste elettorali alle ultime Politiche, poi, c’è stato un assoluto disprezzo nei confronti dei territori. Per carità, Angelino è ancora giovane. Ha avuto molto da Berlusconi, ma adesso dobbiamo metterci tutti in discussione. Insieme, azzeriamo e ripartiamo». L’ex ministro boccia pure l’idea di Formigoni di voto segreto al consiglio nazionale del Pdl: «Secondo me quando predomina l’ipocrisia bisogna avere il coraggio delle proprie idee». Categorico anche Gianfranco Rotondi, collocato nel gruppo dei “lealisti”. «Quando abbiamo chiesto pieni poteri per Berlusconi l’intento era solo quello di ridare al partito una guida rappresentativa di tutto il nostro mondo. Sul governo e sul futuro del partito le decisioni appartengono solo a Berlusconi che, secondo il suo stile, saprà farsi carico delle ragioni di tutti». Dal versante opposto, Giuseppe Castiglione fa il pompiere: «Non c’è nessuna divisione tra Alfano e Berlusconi, c’è un’idea che noi abbiamo posto che ha avuto il conforto di tutto il Pdl, dal due ottobre ad oggi non mi pare che sia cambiato nulla». Per il sottosegretario alle Politiche agricole «i cittadini oggi non comprenderebbero una crisi dell’esecutivo, che dovrà fare scelte fondamentali per il futuro del Paese». Un dibattito interno che non esclude scambi senza convenevoli tra le due anime del partito. La fedelissima del Cavaliere, Elvira Savino, in una nota spara ad alzo zero contro Fabrizio Cicchitto. «Cicchitto è tanto amante della democrazia interna che quando la maggioranza del gruppo parlamentare non condivide le sue posizioni, egli minaccia di uscirne per formare un gruppo autonomo alla Camera». Per la deputata Pdl, il suo ex capogruppo «ha una concezione della democrazia molto particolare, un po’ alla marchese del Grillo: lui ha sempre ragione e gli altri hanno sempre torto o, in altre parole, lui è lui e gli altri non sono… niente». Si attende replica altrettanto velenosa del diretto interessato. E mancano ancora sette giorni al Consiglio nazionale.

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