La decadenza di Berlusconi scatena i titolisti: Travaglio lo vede in carcere, da destra si annuncia la resurrezione

28 Nov 2013 9:58 - di Gloria Sabatini

“Cacciato un evasore” ma anche il giorno della “morte della democrazia”. Ondeggiano tra attacchi con la bava alla bocca al nemico caduto ed esaltazioni accorate delle doti sconfinate della vittima più illustre della storia degli ultimi vent’anni. Le prime pagine dei quotidiani di oggi, che finiranno nelle collezioni storiche, offrono uno spaccato dell’effetto-decadenza nell’opinione pubblica nazionale filtrata dall’estro e dai condizionamenti politici dei direttori. Il Giornale è lapidario, “Colpo di Stato! Vendetta nelle urne” titola il giornale di famiglia che per l’edizione on line, listata a lutto, ieri aveva scelto a caldo la scritta “È la fine della libertà”, tradotta in inglese, francese, tedesco e cinese. Colpisce il Tempo che sceglie la pagina bianca (a esclusione del fondo del direttore Chiocci) con la scritta “Senza parole” e ospita una lettera del Cavaliere dal titolo “È vero, sono io il più perseguitato. Ma lotterò ancora”. Del resto ieri il quotidiano romano si era distinto per sei pagine di ricostruzione meticolosa degli attacchi giudiziari all’ex premier, ripercorsi anno per anno. “Torno subito” è il titolo della prima pagina di Libero, convinto che l’intramontabile Cavaliere stia preparando la riscossa, una rivincita garantita dal «suo migliore alleato: la sinistra tutta tasse e niente futuro». Scrive Belpietro: «Non è finita qui. Mi dispiace dare una delusione a chi ieri ha festeggiato…».

L’Unità gongola per il verdetto e titola in prima pagina “Cacciato un evasore” e all’interno indugia e ironizza sulle mascherine del Cavaliere esposte «nella piazza mezza vuota» (la manifestazione davanti a Palazzo Grazioli).  Se Europa, il quotidiano del Pd di area renziana, si chiede “Ritornerà?”, decisamente “manettaro” il titolone del Fatto Quotidiano che recita “È fuori può finire dentro”. «Da oggi (il nemico di sempre) potrà essere arrestato, intercettato e perquisito dai magistrati», si legge. “Avanti i prossimi”, si augura Marco Travaglio che ci tiene a prendersi un po’ di merito nell’uscita dal Senato del Caimano (è ancora l’unico a chiamarlo così). La medaglia – scrive – non va al Parlamento, «ma  a un pugno di giornalisti, alcuni dei quali scrivono su questo giornale, che denunciano da anni lo scandalo degli onorevoli condannati». Nell’attacco dell’editoriale c’è anche una svista grammaticale, ma può capitare quando si scrive di getto in preda alla gioia smisurata. Il merito – prosegue Travaglio – è anche di Beppe Grillo, «che raccolse quella battaglia sul suo blog con la campagna “Parlamento pulito», poi, neanche a dirlo «di alcuni magistrati coraggiosi (?) di Milano» e di Antonio Esposito, «fortunatamente  capitato per normale turnazione a presiedere la sezione ferale della Cassazione». Si distinguono per sobria neutralità Il Corriere, la Repubblica e il Messaggero che danno la notizia nuda e cruda: “Berlusconi fuori dal Senato, mi batterò ancora” titola il quotidiano di via Solferino, quasi identica la scelta del quotidiano romano “Berlusconi decade: combatterò”, “Berlusconi, leader decaduto” titola il foglio fondato da Scalfari. Di condizioni precarie per il Cavaliere parla Marcello Sorgi su La Stampa con un fondo dal titolo “L’addio che è mancato” mentre Giovanni Orsina si interroga sul deficit politico dell’ex premier, sul quale peserebbero le condizioni di «tormento psicologico reale e profondo». Il Foglio non ha dubbi “Berlusconi è caduto per sentenza politica”. Ma Giuliano Ferrara è già pronto a scommettere sulla prossima resurrezione.

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