Berlusconi si allena per l’opposizione e minaccia di non votare la legge di Stabilità

21 Nov 2013 10:56 - di Romana Fabiani

Era prevedibile. Liberato dal freno dei governativi alfaniani, Silvio Berlusconi accelera sulla strada del no alla legge di stabilità e della futura opposizione a Letta. «Così come è non la votiamo», ha detto ieri durante la prima riunione dello stato maggiore della nuova Forza Italia. La Finanziaria è lo spartiacque tracciato dal Cavaliere, che, in occasione del voto finale. sembra sempre più orientato a collocarsi fuori dalle larghe intese. La manovra è fatta di troppe tasse: inaccettabile per gli elettori del centrodestra, è stato il ragionamento. Dai microfoni de La telefonata di Belpietro, Renato Brunetta torna ad attaccare il ministro Saccomanni, «volendo, la legge di stabilità si può modificare, si fa un maxiemendamento di poche cose, di pochi articoli… ma il ministero dell’Economia finora si è dimostrato incapace». Anche in caso di bocciatura di Forza Italia sul piano dei numeri non ci sarebbero problemi per la maggioranza, perché anche se si verificassero incidenti di percorso in quelle commissioni in cui la scissione del Pdl fa prevalere i rappresentanti di Forza Italia, in Aula, dove i governativi prevalgono, tutto è sotto controllo. Non è stato un vertice facile per l’ex premier, nelle quasi tre ore di incontro non sono mancati momenti di nervosismo dovuti al futuro organigramma, alle indicazioni di Berlusconi di fare spazio a new entry e facce nuove che hanno preo ccupato i falchi di prima generazione. Il problema numero uno arriva dalla scelta del capogruppo al Senato dopo le dimissioni di Schifani, qualcuno crede che visto l’impasse Berlusconi stia pensando di assumere in prima persona la presidenza del gruppo, in vista del voto della decadenza e del passaggio al Senato della legge di stabilità. Ma nelle ultime ore questa possibilità, però,  sembra sfumata:  forse già nella riunione di oggi uscirà il nome del capogruppo azzurro a Palazzo Madama, che potrebbe esser quello di Paolo Romani, ma anche un altro senatore come Altero Matteoli o Annamaria Bernini, dal momento che Romani non avrebbe il sostegno dell’intero gruppo. Fino al momento della decisione, viene spiegato, nessuna ipotesi è da escludere. Sul nuovo partito azzurro, Berlusconi avrebbe rassicurato tutti che gli innesti di forze nuove che ha in mente non metteranno da parte chi «lavora già dentro Forza Italia». Ma il pensiero fisso del Cavaliere resta, come un’ossessione, il 27 novembre, il giorno del voto sulla sua possibile espulsione dal Parlamento, il “giorno del giudizio”. Non è da escludersi  che abbia un mente una manifestazione di piazza e un intervento in tv per spiegare la sua verità.

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