Alla Camera un’altra rissa tra i Cinquestelle e il Pd sulla Tav: «Siete fascisti!», «E voi truffatori…»

12 Nov 2013 17:06 - di Desiree Ragazzi

Dopo le proteste e le polemiche si passa alla concretezza, nel “cunicolo esplorativo” della Torino-Lione a Chiomonte comincia lo scavo della gigantesca fresa Tbm, assemblata negli ultimi tre mesi. «Qualsiasi persona di buon senso e di onestà intellettuale – dice Mario Virano, presidente dell’Osservatorio della Torino-Lione – si rende conto della irreversibilità dell’opera». Scaverà tra i sette e i dieci metri al giorno la talpa, lunga 240 metri, ha un diametro di 6,30 metri ed è composta da una prima parte con la fresa vera e propria, e la seconda con locali di comando, il quadro tecnico, la cabina di pilotaggio e, infine, la struttura di servizio. E anche lo stesso Piero Fassino è costretto ad ammettere che allo stato dell’arte non ha più senso rimetterla in discussione. Nelle stesse ore a Montecitorio, mentre si discute della ratifica ed esecuzione dell’accordo tra l’Italia e la Francia per la realizzazione della nuova linea ferroviaria, si consuma uno scontro con uno scambio duro di accuse tra il M5S e il Pd. Il casus belli lo apre il pentastellato Carlo Sibilia, che accusa i dem “di deriva fascista” per l’espulsione di un iscritto no Tav. Dai banchi del Pd si parte al contrattacco e Sibilia è interrotto più volte durante il suo intervento. Al grillino replica anche il dem Ettore Rosato rimarcando la scarsa «competenza del M5S quando parla di fascismo, così come quando parla di mancanza trasparenza». Punta poi il dito contro un “bilancio truffaldino” e accusa la tesoriera dei 5 Stelle, Arianna Spessotto, di non aver fatto luce sulle entrate. Replica la grillina chiamata in causa: «La mia dichiarazione è online, come semplice deputata e non come tesoriera. Il nostro bilancio è in Rete, noi non abbiamo tessere». Una battuta, quella sulle tessere che dà un assist al collega di partito Giorgio Sorial che aggiunge: «Ho un problema con la tessera, sarà falsa, sarà del Pd». Un clima di tensioni in aula che fa il paio con quelle respirate  a Torino, dove il pubblico ministero Nicoletta Quaglino ha chiesto – in un processo ad attivisti e simpatizzanti No Tav per episodi avvenuti il 17 dicembre 2010 – ventiquattro condanne, la più alta delle quali a cinque anni e tre mesi. Quel giorno, dopo il ferimento di un militante durante una manifestazione in Valle di Susa, si tenne un presidio davanti all’ospedale Molinette, in seguito un gruppo si spostò davanti alla tipografia del quotidiano La Stampa per ostacolare l’uscita dei camioncini della distribuzione del giornale. La proposta di pena più elevata riguarda Andrea Ventrella, storico esponente dell’antagonismo subalpino. Le altre spaziano dai 4 anni e mezzo ai 6 mesi di reclusione.

Commenti

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  • Giuseppe Forconi 7 Marzo 2018

    E’ peggio di una barzelletta, ogni qual volta che ci sono rogne, e’ sempre colpa dei fascisti. Se per disgrazia ci sara’ un’altro terremoto, sicuramente sara’ colpa dei fascisti. A broccoloni, sveglia il fascismo non c’e’ piu’.