Alfano è ottimista: ora faremo un contratto di governo. Ma da FI arrivano ancora strali: è un esecutivo di sinistra-centro

30 Nov 2013 13:54 - di Redazione

Ancora scintille tra Forza Italia e i “cugini” confluiti nel Nuovo centrodestra. Angelino Alfano, intervistato dal Messaggero, confida che il passaggio parlamentare sulla fiducia a Letta, dopo l’8 dicembre, possa produrre “chiarezza a tutto campo”. E illustra i suoi auspici: ”Faremo un Contratto di governo che vogliamo chiamare Italia 2014. In 12 mesi possiamo realizzare il cambio della legge elettorale. E poi: eliminazione del bicameralismo perfetto; diminuire le trasse sul lavoro; premiare il cosiddetto salario di produttività”. Arrivando a un convegno a Milano del Ncd ha aggiunto agli obiettivi elencati nell’intervista la riforma della giustizia nel suo aspetto penale: “Il Pd ora non ha più alibi”. Ha quindi commentato la vicenda dell’Imu: “Siamo contenti per quanto siamo riusciti a ottenere per il 2013”, ma il risultato va migliorato alla Camera. Con Berlusconi, invece, dopo il voto sulla decadenza, non ci sono stati più contatti: “Non l’ho sentito”.

In una nota un altro Alfano, Gioacchino, sottosegretario alla Difesa, ha lanciato un appello per far cessare le polemiche tra FI e Ncd: “Mi rivolgo a Nitto Palma e agli altri esponenti di Forza Italia: marciamo divisi per combattere uniti perché verrà il tempo in cui le strade si riavvicineranno”. Per ora però le strade sembrano ben lontane, almeno a sentire quanto afferma Raffaele Fitto: “Il governo delle larghe intese non esiste più. C’è il governo delle sotto-intese tra il Pd e un gruppetto di fuoriusciti privi di consenso elettorale”. “Prendo atto – aggiunge – che sta per sorgere un governo di sinistra-centro, di sinistra-centrino”. Infuria anche la polemica sulle dimissioni dei sottosegretari di FI. Fabrizio Cicchitto ironizza e afferma: “E meno male che i poltronisti eravamo noi…”. Sandro Bondi se la prende con Maurizio Lupi: “Oggi Lupi intima ai rappresentanti di Forza Italia di lasciare addirittura la presidenza delle commissioni parlamentari, mentre Alfano rinverdisce i fasti del pentapartito quando ogni piccolo partito poteva minacciare la crisi di governo se non fossero state accolte le proprie richieste. Sono moderatissimi”.

 

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