Una mostra per ricordare Silvio Piola, il grande bomber “amato” dai dirigenti fascisti

4 Ott 2013 17:46 - di Antonio La Caria

Una mostra per celebrare l’indimenticabile Silvio Piola, prima l’uomo e poi il campione. Un campione di un calcio diverso, un uomo che ha fatto breccia in tutti, che ha mosso le società calcistiche e la politica (arrivò alla Lazio nel 1934/35, dopo una lunga trattativa, con implicazioni politiche perché ci fu l’intervento del segretario amministrativo del Partito fascista, Marinelli, e del generale Vaccaro). Fu acquistato per la bella cifra di 250.000 lire dalla Pro Vercelli, squadra nella quale era cresciuto. La mostra è stata allestita presso la tribuna autorità dello stadio Olimpico di Roma e dedicata appunto a Piola, il più grande bomber del calcio italiano di cui ricorre in questi giorni il centenario della nascita. A inaugurare la rassegna Silvio Piola, duecentonavantavolterete, è stato il presidente della Figc, Giancarlo Abete. «Piola – rileva il numero uno del calcio italiano– ha scritto pagine bellissime della storia della Nazionale . È un patrimonio di ciascuno e di tutti. Ha toccato la sensibilità delle persone che amano lo sport. Sant’Agostino diceva che siamo sempre nel presente, oggi ricordiamo il passato, siamo qui presenti ma sappiamo che la leggenda di Piola accompagnerà tutte le future generazioni». Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, affida invece i suoi pensieri ad un messaggio. «Il copyright della gloria ha il suo nome: si scrive Piola e si traduce leggenda – dice Malagò – L’uomo che ha amato i gol, il centravanti dei record, il campione del mondo, il bomber dei sogni. Non ci sono parole né aggettivi adeguati per tributare un fuoriclasse che ha scritto a tinte indelebili il suo autografo sulla storia. Lo sport italiano – prosegue la lettera– ha il dovere di valorizzare questo immenso patrimonio cercando di rievocare i fasti con sfarzosa sobrietà ed elegante enfasi rispecchiando una figura che sarà sempre un esempio da seguire. Silvio è un mito del paese». Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, come un qualsiasi visitatore, trascrive le sue parole sul registro posto all’ingresso: “Al grande campione non solo di sport, ma di vita come esempio imperituro per le giovani generazioni con l’orgoglio dell’appartenenza ad una lazialità perenne”. Peccato quindi che ci sia così poco tempo (due giorni), per i tifosi biancocelesti, per rendere omaggio al loro “mito”, eroe di vari derby, visitando la mostra. Due titoli di capocannoniere con la Lazio, 290 gol in Serie A e una rete che nel 1938 permise all’Italia di conquistare il suo secondo mondiale. Ma non solo. «La mostra parla della persona, non del mito – spiega Paola, figlia del bomber  – una persona che ha avuto i suoi alti e i suoi bassi conservando il suo amore per il mondo del calcio».

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