Tessere dopate e clima di sospetti. Salta il congresso Dem di Frosinone: i candidati si ritirano

31 Ott 2013 16:19 - di Redazione

Facce nuove e metodi antichi. Lo scandalo delle tessere truccate e dei congressi “dopati” cresce e dà la misura dello scontro all’arma bianca per il controllo locale del Pd in vista delle primarie dell’8 dicembre. Altro che “basta correnti”, come giura Matteo Renzi che a parole vorrebbe tutti a spingere il carro del cambiamento. L’ultimo terremoto ha per epicentro Frosinone dove i tre candidati alla segreteria provinciale, Sara Battisti, segretaria uscente vicina a Gianni Cuperlo, Alessandro Martini, di provata fede renziana, e Mario D’Alessandro, l’outsider di Pippo Civati,  si sono sospesi dalla competizione congressuale e chiedono l’annullamento del congresso che ha subìto – si legge nella nota congiunta – «gravissime scorrettezze che ne hanno danneggiato e inficiato la validità». In perfetto stile burocratico-politichese si fa accenno a «platee congressali dopate”, a metodi «che hanno soffocato il libero dibattito», a un clima «di sospetti e di diffidenze che non dovrebbero far parte dell’etica politica di ogni militante e di ogni dirigente del Pd»  «In questo ambito –  affermano i tre sfidanti   quello che doveva essere un libero congresso che avrebbe dovuto avere al centro il confronto sereno e costruttivo sull’identità del Pd e sui temi della grave crisi economica della provincia è stato volutamente ridotto ad un campo di calunnie, di falsità e di personali rivalità».  Per Battisti, Martini e D’Alessandro, che minacciano di esibire “le carte”, si sono registrate «anomalie nella gestione del tesseramento» e casi di congressi indetti senza rispettare i termini di convocazione e le corrette modalità di svolgimento «che sono l’indicatore di una fase congressuale rivolta a conservare unicamente postazioni di potere. In questa degenerativa condizione non possiamo non escludere ingerenze di interessi particolari volti a controllare e a interferire con la vita interna del partito con l’intento di snaturare la sua finalità politica, ipotecandone il futuro, per garantire la conservazione di un sistema». E dire che la lista del candidato rottamatore  si chiama “Diversa Mente”.

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