Renzi si difende: sull’amnistia non ho cambiato idea. Ma la lettera a Pannella lo contraddice

16 Ott 2013 13:29 - di Redattore 89

Alla fine anche Matteo Renzi ha detto la sua, sostenendo che non è vero che sull’amnistia ha cambiato idea. Eppure quelle due lettere in cui sposava la causa di Marco Pannella e che girano sul web raccontano il contrario.

La prima può essere considerata un po’ datata: risale al 2005. La seconda, però, è del dicembre 2012. In meno di un anno, dunque, la definizione del sindaco di Firenze dei provvedimenti di clemenza è passata da «lotta di cui farsi carico» a cosa «diseducativa», «poco seria», «un autogol» per cui vale la pena anche correre il rischio di criticare il Colle.

Una “incongruenza” di cui Renzi non ha dato conto per oltre un giorno, lasciando che fosse piuttosto un renziano a rispondere al suo competitor alla segreteria del Pd Pippo Civati, che lo aveva accusato di speculare sulle spalle dei detenuti. «Renzi è rimasto coerente e non ha cambiato idea; Civati non si sa, perché per cambiarle bisogna averle», ha detto ieri il deputato, Matteo Biffoni, per il quale le due lettere si spiegano facilmente e con una logica rigorosissima rispetto alle posizioni attuali. «L’intervento del 2005 era precedente all’indulto del 2006. Mentre l’appello del 2012 a Pannella – ha sostenuto Biffoni – era quello di tornare a mangiare, perché il leader radicale rischiava la vita dopo l’ennesimo digiuno. Renzi aderì a un appello del consigliere regionale Brogi».

Renzi, che qualche giorno fa aveva sostenuto che le sue posizioni sull’amnistia non sono dettate da ragioni elettorali, oggi, incalzato dai giornalisti, ha usato più o meno le stesse parole di Biffoni per difendersi. «Io – ha detto – non ho cambiato idea: poi se c’è qualcuno che le idee non le ha, questo è un problema suo». «La vicenda – ha aggiunto il sindaco di Firenze – è imbarazzante per il modo in cui viene posta. Il fatto che l’anno scorso insieme ad altri abbia detto a Pannella “ritorna a mangiare”, come lo dico oggi a Roberto Giachetti, non può essere certo strumentalizzato in maniera politica».

Ma è davvero così? È vero che Renzi firmò un appello scritto da Brogi, ma, a meno che qualcuno non abbia firmato al posto suo, sui contenuti delle due l’una: o Renzi non ne lesse il testo e mise una firma a casaccio o lo lesse e aderì consapevolmente a quella battaglia politica. In ogni caso, ora si trova a difendere una posizione indifendibile di fronte a un testo che non lascia margini di equivoco.

«Le tue richieste sono giuste e legittime nella loro immediatezza oltre che nel loro contenuto», si legge nella lettera a Pannella, che è stata sottoscritta dal sindaco di Firenze dieci mesi fa e che prosegue spiegando, tra l’altro, che «seguiamo con seria preoccupazione i bollettini medici sul tuo stato di salute e proprio per questo vogliamo farci carico della lotta per l’amnistia, per la giustizia e per la libertà, per il ripristino della legalità e del rispetto della dignità all’interno delle nostre carceri, per interrompere una violenza che riguarda tutti i cittadini, non solo i detenuti».

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