Per i Tg il corrotto Bo Xilai è “figlio dell’eroe”. Ma di quale eroe? Un leader comunista cinese…

25 Ott 2013 17:19 - di Antonio Pannullo

Confermata la condanna all’ ergastolo per Bo Xilai, l’ex leader comunista caduto in disgrazia l’anno scorso dopo essere stato riconosciuto colpevole di corruzione e abuso di potere. Lo afferma l’agenzia Nuova Cina. La notizia in Italia è stata data da tv e giornali con una certa benevolenza verso questo “mandarino rosso” che per anni si è arricchito alle spalle del popolo cinese utilizzando la sua posizione di potere derivata dall’essere un dirigente del Partito comunista. Bo è stato inspiegabilmente (e inutilmente) definito dal media di casa nostra come “figlio dell’eroe rivoluzionario” tal dei tali, dimenticando che troppo spesso nelle dittature comuniste come Cuba, Nordcorea e appunto Cina, più persone si erano fucilate o incarcerate, più eroi rivoluzionari si diventava. Il padre di Bo Xilai, in particolare, come meriti ha quelli di essere comunista, di aver partecipato alla Lunga Marcia nel 1949, ricevendone in cambio la nomina  a importanti dicasteri economici. Ma, come fosse un destino familiare, poi cadde in disgrazia , non si sa cosa avesse fatto, e stette in carcere dal 1966 al 1976. Tornato in auge, si schierò con Deng Xiaoping e nel 1989 fu favorevole al massacro di piazza Tienanmen. Il figlio seguì le orme del padre, il quale era diventato una delle persone più importanti del partito. Bo Xilai, 63 anni, era capo del Partito comunista nella metropoli di Chongqing e sembrava destinato ai vertici del Partito Comunista e dello Stato cinesi, quando è esploso lo scandalo che lo ha travolto. Bo, pur non avendo speranze di un ammorbidimento della condanna, ha però voluto riaffermare la sua innocenza, come ha fatto con forza durante il processo. In questo modo, secondo molti osservatori, si è lasciata aperta la strada ad una possibile ”risurrezione” politica – cosa difficile ma non impossibile nel complesso mondo della politica cinese. Gli osservatori ritengono che la sua condanna fosse inevitabile e che sia stata decisa ai massimi livelli politici.

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