L’Anm indossa l’elmetto contro il Cav. Sabelli: se non si fa la riforma è colpa… dei processi ai politici

25 Ott 2013 13:47 - di Redazione

Si appella all’abbassamento dei toni e spara sul nemico, chiede senso di responsabilità e alimenta il fuoco. Il numero uno dell’associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli, dal palco del ventunesimo Congresso nazionale arringa le toghe contro la «rappresentazione della giustizia come piegata a scopi politici e l’attacco scomposto alle sentenze» che sono un oltraggio per i magistrati e «un grave pericolo per il sistema democratico». L’Anm non smentisce la sua vocazione di caterpillar. Sabelli, noblesse oblige, si guarda bene dal citare Silvio Berlusconi, ma il senso del lunghissimo intervento è chiaro: il bersaglio sono le polemiche seguite ai provvedimenti giudiziari che riguardano il Cavaliere, da ultimo le reazioni al rinvio a giudizio a Napoli per la compravendita dei senatori all’epoca del governo Prodi. «Proseguono provocazioni e attacchi verbali, legati a singole vicende giudiziarie, accompagnati da campagne giornalistiche offensive e intimidatorie, in un cliché che evoca un pericoloso clima di scontro che la magistratura rifiuta», dice facendo un bilancio degli ultimi anni. Tutta all’attacco la relazione del presidente del sindacato delle toghe che attribuisce il blocco della riforma della giustizia ai «processi ad alcuni politici» e alle «leggi ad personam». Una risposta indiretta a Giorgio Napolitano che nelle scorse settimane aveva “rimproverato” i magistrati di non collaborare alla riforma del pianeta giustizia. Sabelli va giù duro anche contro l’ipotesi di riforma dei saggi quirinalizi. E ancora non risparmia giudizi sull’attualità più calda a partire dal reato di clandestinità definito «inutile e dannoso». Non è meno pesante l’intervento di Giorgio Santacroce, primo presidente di Cassazione (proprio la corte si è pronunciata in modo critico sulla nuova concussione introdotta dalla legge Severino). Anche lui si è pronunciato contro il «match frontale e sterile tra politica e giustizia, a cui sembra sempre mancare l’ultima ripresa». Infine ha criticato duramente «l’anomalo protagonismo» di colleghi passati in politica. Anche qui niente nomi, ma riferimenti molto chiari: «La giustizia non è uno show o un grande carro di carnevale. È indispensabile silenzio e meditazione».  

 

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