Ilva: intossicati 15 operai mentre arrivano gli “avvisi” per Vendola e per il sindaco di Taranto

30 Ott 2013 10:04 - di Redazione

Quindici operai dell’Ilva sono stati portati in infermeria dopo aver avvertito sintomi di intossicazione per aver inalato fumi che si sono sprigionati dalla Siviera di emergenza della Colata a caldo dell’Acciaieria 1, probabilmente a causa di un incendio. Lo ha riferito il coordinatore provinciale di Taranto dell’Usb (Unione Sindacale di Base) Francesco Rizzo. Il sindacalista ha giudicato «grave l’atteggiamento di alcuni responsabili di reparto che hanno chiesto ai lavoratori di continuare a lavorare nonostante l’accaduto e senza aver effettuato le opportune verifiche». In questo momento – ha precisato Rizzo – gli operai si trovano nell’infermeria dello stabilimento Ilva «e siamo in attesa di conoscere le condizioni e lo stato di salute dei compagni di lavoro. Come Usb abbiamo richiesto l’intervento urgente degli ispettori dello Spesal e della Asl di Taranto al fine di accertare le reali cause dell’incidente ed eventuali responsabilità».
L’incidente arriva in un momento difficile per il colosso siderurgico. Questa è infatti la settimana decisiva per le scadenze giudiziarie e ambientali che si intrecciano. La Finanza ha cominciato a notificare gli avvisi di conclusione dell’indagine relativa al reato di disastro ambientale dello stabilimento siderurgico, inchiesta deflagrata a luglio del 2012 e che in un anno ha visto sequestri e arresti, gli ultimi dei quali avvenuti lo scorso settembre (cinque cosiddetti “fiduciari” di Riva, la struttura di “governo parallelo” della fabbrica attraverso la quale la famiglia Riva si assicurava il controllo delle attività). Cinquantatre gli avvisi di conclusione delle indagini che la Procura di Taranto sta facendo notificare e riguardano, oltre alle persone già arrestate nei mesi scorsi (tra cui gli ex presidenti dell’Ilva, Emilio e Nicola Riva, padre e figlio, l’ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso, l’ex consulente dello stabilimento di Taranto, Girolamo Archinà, l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, l’ex assessore all’Ambiente della Provincia di Taranto, Michele Conserva), anche Fabio Riva, vicepresidente del gruppo Riva, figlio di Emilio, colpito a novembre da ordinanza di custodia cautelare in carcere ma che deve essere ancora estradato dall’Inghilterra, nonché esponenti della pubblica amministrazione. C’è anche il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, tra gli indagati per disastro ambientale a carico dell’Ilva. Secondo quanto indicato negli atti dell’accusa, nei mesi scorsi Vendola avrebbe tentato di «far fuori» il dg di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, figura “sgradita” all’azienda. L’avviso di chiusura delle indagini è stato ricevuto dal sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, formalmente indagato dall’aprile scorso, quando fu firmata la proroga di 6 mesi dell’inchiesta “Ambiente svenduto”. Stefano è stato rieletto lo scorso anno a capo di una coalizione di centrosinistra: i magistrati ipotizzano nei suoi confronti il reato di abuso e omissioni in atti d’ufficio. Infine, tra i 53 indagati, comprese tre società, ci sono l’ex assessore regionale alle Politiche giovanili e attuale deputato di Sel Nicola Fratoianni, l’attuale assessore regionale all’Ambiente ed ex magistrato Lorenzo Nicastro (Idv), il consigliere regionale del Pd Donato Pentassuglia e il dg dell’Arpa Giorgio Assennato.

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