Grillo assiste in tribuna alla bocciatura dei suoi. E arriva puntuale l’insulto: «Il Parlamento è un vespasiano»

29 Ott 2013 19:09 - di Redazione

Sotto gli occhi di Beppe Grillo, che sorvegliava dall’alto i suoi grillini, i senatori del Movimento Cinque Stelle hanno offerto il solito show di accuse contro tutta la classe politica a sostegno della richiesta di calendarizzare subito il voto sulla decadenza di Berlusconi. Ma gli è andata male: il Senato ha respinto, per alzata di mano, la loro proposta di votare il 5 novembre grazie al voto contrario della maggioranza e della Lega Nord, mentre a favore si sono espressi M5s e Sel. Rimane quindi il calendario deciso dalla conferenza dei capigruppo che non accenna a data decadenza. In aula la capogruppo di grillini, Paola Taverna, ha modulato il proprio intervento in perfetto stile Travaglio: «È già passato un mese e la politica ha dato un mese di tempo al pregiudicato Berlusconi. Il nostro paese non può tollerare che ci siano cittadini più uguali degli altri», ha tuonato la Taverna, mentre Grillo, dall’alto, concedeva uno dei suoi due applausi della giornata. Ma la seduta, parallela a quella della giunta per il regolamento chiamata a decidere su voto segreto o palese, è stata caratterizzata anche dal violento attacco del Pdl ai Cinquestelle: «Se qualcuno vuole trasformare quest’aula in un plotone di esecuzione su temi delicati, sappia che non ci faremo sopraffare nè soggiaceremo a decisioni prese a colpi di maggioranza. Non accetteremo che vengano calpestati i diritti del senatore Silvio Berlusconi. Mi dispiace – aggiunge – che il presidente Grasso non sia in aula, perché vorrei chiedergli per quale motivo ha convocato la Giunta per i lavori notturni, forse per accelerare il voto».

Beppe Grillo dopo aver assistito al voto che ha negato la proposta M5s di calendarizzare entro il 5 novembre il voto sulla decadenza di Berlusconi ha lasciato la tribuna dell’Aula del Senato. Per poi rilasciare le solite dichiarazioni insultanti: «Voto palese o voto nascosto, li vedi che entrano in quella specie di vespasiano: entrano, votano, e poi guardano in alto. E poi gli diamo le palline. Mettiamo qui delle persone laureate e poi gli diamo delle palline».

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