Gli incontri sulla famiglia in una scuola torinese scatenano le ire Sel: «Sono omofobici»

31 Ott 2013 20:53 - di Gabriele Alberti

Siamo arrivati all’assurdo: una scuola cattolica paritaria non può  avere la libertà di organizzare un convegno sulla famiglia e invitare chi vuole a parteciparvi e a relazionare, senza scatenare le ire di Sel. Accade a Torino, l’istituto è il “Fàa di Bruno”, colpevole di avere messo in programma una serie di incontri pubblici sulle tematiche familiari. Ma si sa, ormai si dice famiglia e scattano riflessi condizionati, si sentono offese le coppie omosessuali, le associazioni gay. Così è avvenuto. Infatti, una richiesta urgente di comunicazioni del sindaco in Sala Rossa è stata presentata dal gruppo consiliare di Sinistra, Ecologia e Libertà in merito «Il programma – dice il capogruppo di Sel, Michele Curto – ha un taglio chiaramente omofobico, a partire dal tema, che propone “una riflessione complessiva sulla bellezza della famiglia tradizionale, minacciata dall’ideologia gender”. Legittimo che una scuola cattolica organizzi tavole rotonde su un tema che sta a cuore a milioni di famiglie in tutta Italia. Si tratta di una questione molto sentita, visti, tra l’altro, i recenti attacchi sistematici della cultura progressista ai legami familiari più basilari. Le persone non hanno dimenticato le  polemiche al vetriolo sui “famigerati” moduli per la scuola firmati “genitore A e B” di Bologna e di Venezia che hanno tentato di abolire le prime parole che un essere umano pronuncia, mama e papà. Ma Sel a Torino non si ferma qui e mette sotto accusa anche la lista dei relatori, che, prosegue Curto «include una specialista di malattie infettive, sostenitrice di “terapie riparative”, sconfessate da tutta la comunità scientifica». L’esponente di Sel chiede all’amministrazione di convocare i vertici della scuola e, in mancanza di un chiarimento, di considerare la sospensione immediata della convenzione. Una richiesta gravissima, firmata anche dai consiglieri Marco Grimaldi (Sel) e da due esponenti del Pd, Luca Cassiani e Marta Levi. Poi la strumentalizzazione: «A pochi giorni dall’ennesimo suicidio di un giovane omossessuale – commenta la vicepresidente del Consiglio comunale – è inaccettabile che questo tema venga affrontato in una scuola accostandolo a una malattia». A parte il fatto che i convegni di solito sono calendarizzati qualche mese prima e quindi decade l’accusa di mancanza di sensibilità ; a parte i fatto che ognuno può organizzare una tavola rotonda con impostazioni che meglio crede (anche opinabili); quel che sconcerta è che chi professa di credere nella famiglia tradizionale e si spende per questo si debba sentire in libertà vigilata. Discriminatorio e molto poco “libertario” appare la richiesta di una revoca della convenzione alla scuola: si sono chiesti gli esponenti di Sel cosa ne penserebbero le famiglie che iscrivono i loro ragazzi a questa scuola?

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