Gasparri contro lo spettacolo di Cristicchi: «Sulle Foibe l’ennesima manipolazione della storia»

21 Ott 2013 16:19 - di Guido Liberati

«Quella che andrà in scena al teatro Rossetti di Trieste è una vergognosa manipolazione della storia». Lo sostiene il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, facendo riferimento a una polemica sollevata a livello locale a proposito dello spettacolo Magazzino 18 ispirato alla vicenda dell’Esodo giuliano, scritto da Simone Cristicchi e prossimamente in scena al teatro Rossetti di Trieste. «La sinistra – prosegue Gasparri – rimaneggia a suo modo una delle pagine più brutte del nostro passato, quella della tragedia degli istriani, fiumani e dalmati costretti all’esodo da Tito. È inaudito che uno spettacolo teatrale, concepito per diffondere e ricordare questo dramma, sia stato completamente manipolato e riscritto in buona parte privilegiando tesi “riduzioniste” di un’autentica tragedia italiana». Nei giorni scorsi, il vicepresidente del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Paris Lippi, aveva sostenuto che al testo fosse stato forzatamente aggiunto un riferimento all’incendio della casa della cultura slovena. Lo stesso Cristicchi, durante la presentazione dello spettacolo, ha detto di avere tolto il racconto dell’incendio fornito dallo scrittore sloveno Boris Pahor, «ma per una questione stilistica». E, con una scelta da manuale Cencelli più che da artista, per far contenti i negazionisti e la sinistra che non vuole sentir parlare di foibe e di infoibati, il cantautore romano ha precisato: «Ho tolto ogni riferimento a Maria Pasquinelli (la donna che il 10 febbraio 1947 uccise a colpi di pistola il comandante della guarnigione britannica a Pola, il brigadiere generale Robert W. De Winton, reo di essere il rappresentante più alto in grado delle potenze vincitrici responsabili di aver ceduto alla Jugoslavia le terre di confine italiane ndr) considerata un’icona dalla estrema destra. Una figura oscura, che crea contrasto, che potrebbe indurre a una visione politica». E ancora: «Ho dedicato uno spettacolo agli esuli istriani, ma potevano essere i migranti di Lampedusa. Non mi sento giustificazionista». Giustificazionista forse no, cerchiobottista di sicuro.

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