Alcuni eurodeputati denunciano le malefatte dei Rom. E i “buoni d’animo” s’indignano e se ne vanno

10 Ott 2013 15:52 - di Francesco Signoretta

Non bisogna chiamarli zingari, perché è politicamente scorretto. Non bisogna chiamarli nomadi, perché non sono più girovaghi e perché, nella pubblica opinione, è un termine diventato di per sé “negativo”. L’ordine di scuderia è chiamarli Rom. Ma soprattutto di non parlarne male, anche se costringono i loro bambini a chiedere l’elemosina per strada: chiunque si permette di farlo, viene considerato un “razzista”, che non sa rispettare le diverse etnie. Il bavaglio, però, non riguarda solo i cittadini: stavolta la “condanna” viene sentenziata pure nei confronti di chi è stato eletto all’Europarlamento e durante una seduta ha osato sottolineare quel che tutti sanno ma che nessuno deve dire. Tanto da scatenare la reazione scomposta e indignata di Viviane Reding, vicepresidente della Commissione europea, che ha subito puntualizzato: «Ho davvero provato vergogna di essere presente e aver ascoltato certe parole». E ha aggiunto: «Dobbiamo smetterla di stigmatizzare alcuni nostri concittadini a causa della loro origine etnica». Ma che cosa avranno detto di tanto grave gli eurodeputati, tra cui il toscano Claudio Morganti, l’indipendentista fiammingo Philip Claeys, il bulgaro Dimitar Stoyanov e il britannico Paul Nuttall? A spiegarlo è sempre lei, Viviane Reding: «Nei loro interventi i Rom sono stati additati come dediti al furto e all’accattonaggio». Morganti ha affermato che a una comunità Rom di Pisa «sono state regalate, con soldi nostri, villette con tutti i confort», e che queste abitazioni sarebbero state «usate come base operativa per il saccheggio delle nostre case, tanto che vi sono stati trovati oggetti rubati per un valore di 300.000 euro». Ha inoltre parlato di una ragazza «maltrattata e seviziata per costringerla a sposare un Rom». Non sappiamo in quale mondo vive la Reding né da chi viene consigliata. La invitiamo però a riflettere su un punto: ci sarà pure un motivo per cui in tutta Europa, ovunque c’è la presenza di un campo nomadi, si scatenano le proteste della gente comune, crescono i furti e si vedono bambini costretti a elemosinare per tutta la giornata. Ci sarà pure un motivo per cui, come accaduto a Roma, nelle baracche si trovano somme enormi di denaro, somme che un qualsiasi operaio non avrebbe neppure se lavorasse cento anni. E il paradosso è che loro, i Rom, non danno mai una spiegazione sulla provenienza del denaro. Anzi, non si pongono nemmeno il problema di darla. Ma il “politicamente corretto” ha le sue regole, imposte dalla sinistra e talmente condizionanti da diffondersi persino tra chi, come la Reding nelle istituzioni, proprio di sinistra non è. Ma che magari, dopo essere stata nella “famosa” commissione Prodi, può aver recepito le logiche del Professore bolognese. E quindi della sinistra demagogica e salottiera.

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