«Al mio segnale scatenate l’inferno». E Franceschini restò col cerino in mano

2 Ott 2013 19:47 - di Francesco Signoretta

Niente più Sangue e arena in politica, perché «gli italiani non ne possono più» e soprattutto perché non ci sono Tyrone Power in giro. Anche chi è contro Letta è costretto ad ammettere che su questo il premier ha ragione. E la giornata più calda della legislatura, al mio segnale scatenate l’inferno, con i gladiatori già in campo, ha avuto risvolti inaspettati e si è addirittura parlato di «pacificazione». Niente più Sangue e arena, dunque, almeno nelle intenzioni. Ma c’è sempre una voce stonata, interprete di un’eredità politica che raccoglie il peggio della vecchia Dc e del vecchio Pci, un mix fra il compromesso e il “mettiamo le mani sul potere”, anche a costo di sembrare schizofrenici. Letta dovrebbe guardarsi attorno e puntare il dito contro Dario Franceschini. È la sua, infatti, l’uscita peggiore della giornata. Non appena venuto a conoscenza della lista dei dissidenti del Pdl, ha immediatamente tratto le sue conseguenze: «Nasce una nuova maggioranza e quindi il governo può andare avanti». Il che smentisce tutto quello che era stato detto in precedenza dallo stesso Letta, il motivo per cui era nato il governo delle larghe intese, la volontà di fronteggiare l’emergenza con un’azione compatta di centrodestra e centrosinistra. A Franceschini interessava solo la permanenza a Palazzo Chigi, i parlamentari come birilli, ne togli uno e ne metti un altro, chissenefrega dell’esito delle elezioni politiche, chissenefrega degli appelli di Napolitano alla coesione sociale e politica. Tutto sacrificato sull’altare del pallottoliere, «ce la facciamo, non ce la facciamo, sì che ce la facciamo». E soprattutto un cambio di rotta: dalle larghe intese alle piccole larghe intese. Letta l’ha capito e ha giocato in modo diverso, finalmente staccandosi dalla logica del suo compagno di partito.  Non a caso, nel giro di qualche ora il ragionamento di Franceschini è stato superato dai fatti. Niente di inaspettato, però. Lo stesso Franceschini, negli ultimi giorni, aveva solo gettato benzina sul fuoco: «Nessuna trattativa con Berlusconi»,  «le proposte del Cavaliere sono irricevibili» e così via. Il guaio, per lui, è che nessuno ha pronunciato la mitica frase Al mio segnale scatenate l’inferno. E quando non c’è l’inferno, al massimo si va in Purgatorio.

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